Personajes
IRIS
OSAKA KYOTO EL CIEGO DHIA |
Niña
Japonesa
Joven rico y libertino Alcahuete Padre de Iris Geisha |
Soprano
Tenor Barítono Bajo Soprano |
La acción se desarolla en Japón en un pasado indeterminado
ATTO PRIMO Addiocielo fatto di onde piene di raggi di luna e di misteri! La Notte abbandona il cielo; il suo lavoro vivificatore è finito; uomini e cose hanno riposato e sognato ; essa cede il governo della vita al Giorno. Come in un gran velario di nebbie, tutto inonda una tinta diafana e indecisa ; è la incertezza del primo raggio, ma gradatamente poi, ecco, i primi albori che si diffondono rispecchiandosi in scintille adamantine entro a le rugiade sui fiori, sulle erbe! Nel piccolo giardino di Iris, i fiori, come curiosi bimbi, levano i visi dalle chiomate corolle e guardano ad oriente. La casetta di Iris è ancora chiusa dentro alle sue stuoie colorate e ai suoi battenti di quercia. Il villagio, dietro quella grigia macchia di alti, pallidi bambou, eleva ancora indecisi nella penombra i suoi bizzarri tetti; e il ruscello che lo divide dalla piccola casa di Iris mormora la sua cadenza senza scopo, mesta o gaia secondo che la luce, che scende e vi penetra, effonde nelle sue acque il riso o la lagrima de cielo. E l'aria si riempie di fulgori! E l'aria passa tra rami e fronde, tra fiori ed erbe, tra piante e case, e palpita! O Luce, anima del Mondo! Leggiere brume erranti fuggono ai venti ; e al di là, lontano, lontano, nelle immensità profonde dell'azzurro, immobili come un gran mare calmo, già balenano rapidi splendori, echi di luce, vibrazioni misteriose d'altri infiniti mondi esultanti alla vita! Or discendono i raggi; pallidi prima, poi rosei, caldi, vivi... è il Giorno! L'aurora trionfa: le cose si disegnano rapide! Ecco la scena: La allegra casetta di Iris ; il suo giardino colla piccola siepe di biancospine in fiore ; nettamente ora spiccano i pallidi e sottili bambou nel risalto del villaggio; il ruscello canta gaio ed azzurro il ritornello che gli viene dalla canzone serena ed azzurra del cielo ; e laggiù, là, nell'estremo fondo, il Fousiyama, alto come la brama degli umani anelanti alla gran pace del silenzio! Il Fousiyama! Ultimo appare egli, fantastica visione; ma sull'alta sua cervice, immacolata per eternità di neve, reca esso pel primo, alla vallea dove vive Iris, il riflesso del primo raggio del Sole. |
PRIMER ACTO ¡Adiós, cielo hecho de ondas plenas de rayos de luna y de misterios! La Noche abandona el cielo; su trabajo vivificante está terminado; los hombres y las cosas han descansado y soñado; ella cede el gobierno de la vida al Día. Como un gran telón de niebla, inunda todo un color diáfano e impreciso; es la incertidumbre de los primeros rayos, pero poco a poco después, los primeros albores se difunden ¡reflejándose en destellos plateados en el rocío de las flores, en la hierba! En el pequeño jardín de Iris, las flores, como curiosos bebés, levantan la vista desde las rojas coloras y miran hacia oriente. La casita de Iris está todavía cerrada tras sus esteras coloreadas y sus puertas de encina. El pueblo, tras aquella mancha gris de lo alto, pálidos bambús, eleva todavía indecisa en la penumbra sus singulares techos; y el arroyo que lo separa de la pequeña casa de Iris murmura su cadencia sin intención, triste o alegre según que la luz, que desciende y lo penetra, infunda en sus aguas la risa o la lágrima del cielo. ¡Y el aire se llena de fulgores! ¡Y el aire pasa entre ramas y copas, entre flores e hierbas, entre plantas y casas, y palpita! ¡Oh Luz, espíritu del Mundo! Ligeras brumas errantes huyen con los vientos; y con el día allá, lejano, lejano, en la inmensidad profunda del cielo, inmóvil como un gran mar en calma, ya relampaguean esplendores rápidos, ecos de luces, ¡vibraciones misteriosas de otros mundos exultantes a la vida! ¡Ahora descienden los rayos; primero pálidos, después rosados, calientes, vivos... es el Día! ¡La aurora triunfa: todo se distingue rápidamente! Ésta es la escena: La alegre casita de Iris; su jardín con el pequeño seto de espino albar en flor; claramente ahora resaltan los pálidos y sutiles bambúes resaltando del pueblecillo; el arroyo canta alegre y azul el estribillo que le viene de la canción serena y azul del cielo; y allá lejos, allí, en el lejano fondo, el Fujiyama, alto como el anhelo de los humanos de la gran paz del silencio! ¡El Fujiyama! Es lo último en aparecer, visión fantástica; y allí, sobre su alta cerviz, inmaculada por nieves eternas, aparecen los primeros destellos que llegan al valle donde vive Iris, reflejos de los primeros rayos del Sol. |
LA NOTTE I PRIMI ALBORI I FIORI L'AURORA IL SOLE (coro invisibile) Son Io ! Son Io la Vita! Son la Beltà infinita, la Luce ed il Calor. Amate, o Cose! dico : Sono il Dio novo e antico, son l'Amor! Amate! Per me gli augeli han canti, I fior profumi e incanti, profumi i fior, l'albe il color di rose, e palpiti le cose. Per me han profumi e incanti i fior. IL SOLE APPARE Dei Mondi Io la Cagione; dei Cieli Io la Ragione! Uguale Io scendo ai Re, sì come a te, mousmè! ecc. Pietà è l'essenza mia, eterna Poesia, Amor! IL GIORNO SPUNTA Calore, Luce, Amor! Amor! IRIS (sul limitare della casa) Ho fatto un triste sogno pauroso, un sogno tutto pieno di draghi, mostri, volanti chimere e di striscianti cólubri. (Scende lentamente nel piccolo giardino.) S'era malata la mia amica bambola, ond'io, tutta piangente, l'aveaposta in giardino a riposare entro un cespo di rose. Intorno a lei tacea tutto il giardino; non più canti di gigli, canzoni di gardenie e porporine nè voli di libellule; avevo detto ai fior: "Tacete, o fiori! Malata è la mia bambola! "Quand'ecco in ciel vol di bianche cicogne fuggire spaventate! Guardo! Pieno è il giardin di mostri orribili che la mia bimba insidiano! Accorro a sua difesa! Prego! Lagrimo! "Lasciatemi l'amica!" Ma una fenice spiega in ruote e in giri fantastici la coda che come serpe avvinghia la piccina, allarga l'ali... e fugge! (alzando le braccia verso il cielo) Ma, Sol, tu vieni ed il sogno è bugìa... Guarita è la piccina, la piccina! (Corre entro la casa, vi prende una bambola, poi rapidamente tornando sul giardino, alza verso il sole la sua bambola, e con grazia le agita le manine) Vieni e saluta il Sole! IL CIECO (dall'interno) Con chi parli? IRIS O padre mio, col Sole! (Depone la bambola su un vaso di fiori ed entra nella casa.) (Già da tempo Osaka e Kyoto si sono veduti spiare il luogo, nascosti dietro il gruppo di bambù. Cautamente si sono avanzati lungo la siepe, finchè Osaka ha scorto Iris in cui essa entra nella casa. Osaka la indica a Kyoto.) OSAKA È lei! è lei! KYOTO È la figlia del cieco. OSAKA La voglio! KYOTO Tu l'avrai! OSAKA Non farle male! KYOTO Non sciupo la mia merce! OSAKA Che se! Bada! KYOTO Son noto al Yoshiwara! Non temere! OSAKA Sta ben! KYOTO Soltanto : ho d'uopo di tua voce alla trama ch'io medito sottile, pieghevol come salce è la tua voce. OSAKA È ver; ho voce acuta; imita il suono, il bisbigliar d'augelli, il chiacchierare d'irrequiete fanciulle. La mia voce vibra nell'aria, desta gli echi ai monti e vola alta nel ciel come cicogna o falco. KYOTO Essa m'occorre! OSAKA E la fanciulla? KYOTO Supponi ch'essa già sia cosa tua. Andiamo a prepararci un viso! OSAKA Andiamo! KYOTO Prudenza vuol così! Ignoti e cáuti! OSAKA Cáuti? Ignoti? KYOTO Sì! OSAKA Già mi diverto e godo già! OSAKA, KYOTO La vita è così bella. (Passano il ponte e scompaiono.) (Suo limitare della casa appare il Cieco, che la figlia Iris guida amorosamente) IL CIECO Voglio posare ove è più caldo il sole! IRIS Qui, padre. IL CIECO Sì... Oh, il buon raggio! M'avviva! Or dammi il mio rosario. Vuò pregare! IRIS (porgendo al padre il rosario) Ecco il rosario! IL CIECO E tu hai pregato? IRIS Sì! Inaffierò i miei fiori, intanto. (Iris coglie un crisantemo e se lo pone fra i capelli.) IL CIECO Io prego. (Il cieco prega silenziosamente, immobile, movendo sola le dita per fare scorrere le grana del rosario.) Dal villaggio si avanza un gruppo di lavandaje; portano a braccio, o sul capo, delle ceste di giunchi) LE MOUSMÈ Al rio! Al rio! È il plenilunio!Al rio! L'acqua è limpida e tiepida! Sciuga il bucato al sole e la lavanda è in fiore; è il plenilunio! Fra loti ed iridi, felci e ninfee e nenufari gelsominee scorre la rapida onda fuggente; carezza il piè delle mousmè, viene il suo bacio dalla sorgente! Bacio di rio, bacio di Dio! (Torcebdo i lini) Contorci e attorta! Acqua corrente da lungi porta cento profumi; l'odor del muschio colto dall'onde fra zolle e dumi di cento sponde! IRIS (occupandosi dei fiori) In pure stille, gaie scintille scende la vita! L'acqua s'effonde per vie profonde. Bevi la vita, alga cerulea! Tu, margherita, leva il candore della tua chioma! O cilestrino fiore di mey, neve odorante, tu, gelsomino; e tu, olezzante fiore di amoma! La varia chioma leva, o coriando, Fiore di monte! IL CIECO Tu mi hai tolto la vista ma io vedo la Tua Grandezza; la tua Grandezza io la sento; essa parla all'anima mia! La bellezza della Vita creata da Te mi penetra col Sole nella mia vecchia persona! Tu sei Grande e Buono! La Vita è pur tuttavia sempre un cammino faticoso, ma è aggradevole se io penso che conduce a Nirvana! LE MOUSMÈ ...Fra zolle e dumi di cento sponde. IL CIECO Io cammino anelando all mèta! IRIS In pure stille, vive scintille l'acqua penetra fra pietra e pietra e all'appassita radice ascosa dona la forza, dona la vita! |
LA NOCHE LOS PRIMEROS RAYOS LAS FLORES LA AURORA EL SOL (coro invisible) ¡Soy yo! ¡Soy la vida! Soy la belleza infinita, La luz y el calor. ¡Amadme, oh criaturas! Os digo: ¡Soy el Dios nuevo y antiguo, soy el amor! ¡Amadme! Por mi causa los pájaros cantan, las flores perfuman y embriagan, exhalan aromas embriagadores, el alba tiene color de rosa, y las criaturas su pálpito. Por mí las flores perfuman y embriagan. AMANECER ¡Soy el origen del Mundo; del cielo y de la razón! Ilumino tanto al rey, como a ti, hermanita! etc. La piedad es mi esencia, la eterna poesía, el amor! EL DÍA DESPUNTA ¡Calor, luz amor, amor! IRIS (en el umbral de la casa) He tenido un horrible sueño, un sueño lleno de dragones y monstruos, quimeras voladoras y serpientes rampantes. (Baja lentamente hacia el pequeño jardín) Mi muñeca se había puesto enferma, y yo, llena de lágrimas, la había puesto en el jardín a descansar en el macizo de rosas. Entorno a ella todo el jardín se permanecía en silencio; no cantaban las rosas púrpuras, ni las gardenias ni los lirios, ni las libélulas volaban; yo les dije a las flores: "¡Flores, callaros!" ¡Mi muñeca está enferma! "Cuando, en el cielo una bandada de blancas cigüeñas huían espantadas! ¡Las miré! ¡El jardín estaba lleno de horribles monstruos que perseguían a mi muñeca! ¡Corro a defenderla! ¡Ruego! ¡Lloro! ¡"Dejad a mi amiga"! Pero un astuto fénix desplegó su fantástica cola que, como una serpiente, se enroscó sobre la pequeña, desplegó sus alas y... ¡huyó con ella! (alzando los brazos al cielo) Pero tú, sol, llegas y el sueño se desvanece... ¡Curada está la pequeña! (Corre dentro de la casa, coge una muñeca y rápidamente vuelve al jardín, alza la muñeca hacia el sol y con gracia le mueve la mano a modo de saludo) ¡Ven y saluda al sol! EL CIEGO (desde el interior) ¿Con quién hablas? IRIS ¡Oh padre mío, con el sol! (Deja la muñeca en un tiesto de flores y entra en la casa) (Desde hacía unos instantes, Osaka y Kioto espiaban, detrás de un macizo de bambúes, el jardín. Con precaución avanzan a lo largo del seto hasta que Osaka ve entrar a Iris en la casa. Osaka la señala a Kyoto) OSAKA ¡Es ella! ¡Es ella! KYOTO Es la hija del ciego OSAKA ¡La deseo! KYOTO ¡La tendrás! OSAKA ¡No le hagas daño! KYOTO ¡Sé cuidar de mi mercancía! OSAKA ¡De acuerdo! ¡Ten cuidado! KYOTO ¡Tengo buena reputación en Yoshiwara! ¡No te preocupes! OSAKA ¡Está bien! KYOTO Únicamente necesito de tu voz para el plan sutil que he pensado, pues tu voz es tan flexible como una rama de sauce. OSAKA Es cierto, tengo una voz aguda; su sonido es semejante al gorgoteo de los pájaros, a los chillidos de los niños traviesos. Mi voz vibra en el aire, despierta ecos en las montañas y vuela tan alto en el cielo como la cigüeña o el halcón. KYOTO ¡Me hará falta! OSAKA ¿Y la muchacha? KYOTO Da por sentado que es ya tuya. ¡Vamos a preparale el escenario! OSAKA ¡Vamos! KYOTO ¡Necesitamos ser prudentes! ¡Pasemos desapercibidos! OSAKA ¿Cautos? ¿Prudentes? KYOTO ¡Sí! OSAKA ¡Ya empiezo a gozar y a divertirme! OSAKA, KYOTO La vida es tan bella. (Salen de la escena) (Iris sale de la casa guiando a su padre ciego, se dirigen hacia el jardín) EL CIEGO ¡Quiero descansar donde el sol caliente! IRIS Aquí, padre EL CIEGO Sí... ¡Oh, qué sol tan bueno! ¡Me da fuerzas! Dame el rosario. ¡Voy a rezar! IRIS (dándole el rosario) ¡Toma! EL CIEGO Y tú ¿has rezado? IRIS ¡Sí! Mientras tanto me ocuparé de mis flores. (Iris coge un crisantemo y se lo pone en la cabeza) EL CIEGO Rezo. (El ciego reza en silencio, moviendo sólo su mano para pasar las cuentas de su rosario. Por el camino viene un grupo de muchachas, son lavanderas; llevando al brazo o sobre la cabeza las cestas de ropa) MUCHACHAS ¡Al río! ¡al río! ¡La luna está llena! ¡al río! ¡El agua está tibia y limpia! La colada se seca al sol y la lavanda está florecida, ¡es plenilunio! ¡A través de los helechos y lotos, lirios y ninfeas, nenúfares y jazmines avanza rápida el agua que huye; acaricia el pié de las muchachas, y la corriente nos trae su beso! ¡Beso del río, beso de Dios! (Escurriendo las sábanas) ¡Tuerce y retuerce! El cristalino líquido nos trae desde lejos cien perfumes; y el olor del musgo, disuelto por el agua, impregna los prados y arenas de cientos de riberas! IRIS (cuidando de las flores) ¡Bajo la forma de gotas puras, de alegres destellos, renace la vida! El agua fluye por caminos profundos. ¡Bebe la vida, alga irisada! ¡Tú, margarita, renueva el candor de tu cabellera! Oh las celestes flores de la laguna, fragante blancura eres, tú, jazmín, y tú, olorosa flor de amonio! ¡Renueva tu variada cabellera, oh cilantro, flor del monte! EL CIEGO Tú me has quitado la vista pero veo tu grandeza; tu grandeza yo la percibo; ¡Ella le habla a mi alma! ¡La belleza de la vida creada por Ti penetra junto con el sol en mi viejo cuerpo! ¡Tú eres grande y bueno! ¡La vida sin embargo, es siempre un camino fatigoso, pero es agradable de recorrer si se piensa que conduce al nirvana! MUCHACHAS ...los prados y arenas de cien riberas! EL CIEGO ¡Camino anhelando la meta! IRIS ¡Bajo la forma de gotas puras, de alegres destellos, el agua penetra entre las piedras y a la oculta raíz marchita le da la fuerza, le da la vida! |
IL CIECO Tu mi hai tolto la vista, ma mi hai dato quella degli occhi d'Iris; mi hai dato un Genio buono e gentile; Non son solo! Io dico la Tua Grandezza! LE MOUSMÈ (torcendo ancora i lini) Contorci... IRIS Ristora! LE MOUSMÈ ...e attorta! IRIS Irrora! LE MOUSMÈ Ha raggi il sole; ha timi il prato, il lino candido biancheggia ed ole. IRIS Thea odorosa, fiore divino, gardenia, rosa, vita bevete! Bevete, fiore, mente, verbene, e olezzi é balsami pel mio giardino, fiore, espandete! O fior! LE MOUSMÈ Ha raggi il sol! (Suoni lontani di striduli sàmisen, di gongs e di tamburelli ; Iris e le mousmè guardano con sorpresa verso la strada che conduce al ponte.) IRIS Giù per la via ne viene un gaio suono! LE MOUSMÈ (ascoltando ansiose) Son sàmisen, tamburi e risonanti cymbali e gongs! IL CIECO (ad Iris) Lontano? IRIS S'avvicina! IL CIECO Iris, chi son? Le vedi? Guarda! IRIS (Si avvicina alla siepe, guardando verso il fondo.) Guardo! LE MOUSMÈ Son commedianti! Sono guèchas! Vengono! IRIS Oh, padre... IL CIECO Di'! IRIS È il Teatro dei Pupi! IL CIECO Stammi presso, fanciulla! IRIS Sto alla siepe! IL CIECO Sono vagabondi! IRIS Obbedirò! (Torna presso il padre e lo rassicura.) LE MOUSMÈ Ritardiamo il ritorno? (Osaka e Kyoto, entrambi camuffati da istrioni girovaghi, sbucano dal fondo con un codazzo di suonatori, guèchas e samouraïs, al suono di sàmisen, gongs, tamburelli : le mousmè corrono incontro curiose, e battono festosamente le mani nel vedere che si tratta d'una rappresentazione di Pupi ; Osaka e Kyoto scendono dal ponte, seguiti dalla loro compagnia ; le mousmè curiose, fanno cerchio ; mentre ad un cenno di Kyoto alcuni degli istrioni piantano il Teatro dei Pupi.) Rimaniamo! Col bucato più tardi torneremo! Ecco le guèchas! Tutte a veli... È numerosa assai la compagnia! Veh ! quattro guèchas! Sono due gli attori! Son quattro i suonatori! Eccoli! Vengono! Eccoli! Vengono! IRIS (Attratta dalla curiosità, si pone ad osservare dietro la siepe.) Dietro alle biancospine mi metto! KYOTO (rivolto alle mousmè pur tenendo d'occhio Iris che si è avvicinata alla siepe del suo giardino, guardando ansiosamente) Io son Danjuro Il padre dei Fantocci Che nelle mie commedie Faccio sposi alle gentili bambole! (rivolto ai suonatori) Olà, musica! Mousmè, tenete pupe da marito? LE MOUSMÈ Sì che ne abbiamo; E sono buone e belle! IRIS Come la mia, no... Non ve n'ha ; sto certa! LE MOUSMÈ È un Teatro di lusso! IL CIECO (chiamando) Iris! IRIS (al padre) Sto qua ! KYOTO Ora daremo rappresentazione! Udrete i Pupi miei dir tante cose... Tutte maravigliose e dotte assai! parlar udrete Jor, (accentando e sorvegliando sempre Iris) Figlio del Sole e Dhia, (In questo frattempo il Teatro sarà stato montato ; ai suo lati due paraventi.) La bella figlia sventurata, ma più non voglio dir... Udrete, e basta! Ehi, musica! (Ai suonatori, mentra fa cenno alle mousmè di far silenzio, e di far largo. In pari tempo distribuisce i Pupi ad alcuni del suo seguito, e parla sottovoce ad Osaka. Durante gli ultimi preparativi le mousmè seguono gioncchioni, facendo cerchio intorno al Teatrino) Preparerò la scena ! LE MOUSMÈ Poniamci tutte intorno. KYOTO Osaka attento! OSAKA Non dei temer! KYOTO La parte? OSAKA Io la ricordo, E non ne fallo un ette! (I suonatori si mettono accosciati a terra davanti al Teatrino.) KYOTO E la piccina? (Mentre continua a parlare con Osaka, colloca dietro i paraventi la guècha cantatrice, el e tre guèchas danzatrici.) OSAKA Guarda... con occhi larghi come foglie di loto e di nelumbo ! Sta alla siepe! KYOTO Vedrai, ne la trarremo! Ora l'adesco! È la curiosità infallibil àmo! (Osaka e Kyoto si collocano dietro il paravento a destra del Teatrino da dove possono spiare i movimenti d'Iris, pure eseguendo le loro rispettive parti.) LE MOUSMÈ Facciam silenzio! Già danno principio! (Rimangono silenziose e attente. Si alza il sipario del Teatrino, e Kyoto fa cenno d'introdurre in scena Dhia.) |
EL CIEGO Tú me has quitado la vista, pero me has dado la de los ojos de Iris; me has dado un elfo bueno y gentil; ¡no estoy solo! ¡Yo anuncio Tu Grandeza! MUCHACHAS (retorciendo aún las sábanas) Retuerce... IRIS ¡Restaura! MUCHACHAS ... y estruja! IRIS ¡Irradia! MUCHACHAS El sol muestra sus rayos; tiene tomillo el prado, el cándido lino se blanquea y perfuma. IRIS ¡Té oloroso, flor divina, gardenia, rosa, bebed la vida! ¡Bebed, flores, menta, verbena, y fragancias y bálsamos por mi jardín, flores, esparcid! ¡Oh flores! MUCHACHAS ¡El sol muestra sus rayos! (Sonido lejano de estridentes samisens, de gongs y tamborcillos; Iris y muchachas miran con sorpresa hacia el camino que conduce al puente.) IRIS ¡Abajo por el camino viene un alegre sonido! MUCHACHAS (escuchando ansiosas) ¡Son samisen, tambores y resonantes címbalos y gongs! EL CIEGO (a Iris) ¿Lejano? IRIS ¡Se acerca! EL CIEGO Iris, ¿quiénes son? ¿Los ves? ¡Míra! IRIS (Se acerca al seto, mirando hacia el fondo.) ¡Estoy mirando! MUCHACHAS ¡Son comediantes! ¡Son geishas! ¡Vienen hacia acá! IRIS Oh, padre... EL CIEGO ¡Dime! IRIS ¡Es el teatro de marionetas! EL CIEGO ¡Permanece junto a mi, muchacha! IRIS ¡Estoy en el seto! EL CIEGO ¡Son vagabundos! IRIS ¡Obedeceré! (Regresa junto a su padre y lo tranquiliza.) MUCHACHAS ¿Retrasamos la vuelta? (Osaka y Kyoto, los dos disfrazados de actores callejeros, aparecen desde el fondo con un cortejo de músicos, geishas y samurais, al sonido de gongs, tamboriles: las muchachas corren a su encuentro curiosas, y aplauden festivamente al ver que se trata de una representación de Marionetas; Osaka y Kyoto bajan el puente, seguidos de su compañía; las muchachas curiosas, los rodean; mientras tanto ante un gesto de Kyoto algunos de los actores montan el teatro de marionetas.) ¡Quedémosnos! ¡Con la ropa volveremos más tarde! ¡Aquí están las geishas! Todas con velas... ¡Es verdaderamente numerosa la compañía! ¡Mira! ¡cuatro geishas! ¡Son dos los actores! ¡Son cuatro los músicos! ¡Aquí están! ¡Vienen! ¡Aquí están! ¡Vienen! IRIS (Atraída por la curiosidad, se pone a observar junto al seto.) ¡Junto al espino albar me pongo! KYOTO (girado hacia las muchachas, pero con los ojos fijos en Iris, que se ha acercado al seto de su jardín, mirando ansiosamente) ¡Yo soy Danjuro el padre de las marionetas que en mis comedias hago esposas a las gentiles muñecas! (girado hacia los músicos) ¡Hola, música! Muchachas, ¿tenéis muñecas que casar? MUCHACHAS Sí que tenemos; ¡y son buenas y bellas! IRIS ¡Como la mía, no... no las hay; estoy segura! MUCHACHAS ¡Es un teatro de lujo! EL CIEGO (llamando) ¡Iris! IRIS (a su padre) ¡Estoy aquí! KYOTO ¡Ahora daremos una representación! Escucharéis a mis muñecos decir tantas cosas... ¡todas maravillosas y muy sabias! Escuchareis hablar a Jor, (mirando y vigilando siempre a Iris) Hijo del Sol, y a Dhia, (En este momento el teatro ya estará montado; a sus costados dos mamparas.) la bella hija desaventurada, pero no quiero contar más... ¡Escucharéis, y basta! ¡Ey, música! (A los músicos, mientras hace gestos a las muchachas de guardar silencio, y de abrir paso. Distribuye los muñecos entre algunos de su séquito, y habla por lo bajo con Osaka. Durante los últimos preparativos las muchachas se arrodillan haciendo círculo en torno del teatrillo.) ¡Prepararé la escena! MUCHACHAS Pongámonos todas alrededor. KYOTO ¡Osaka, atento! OSAKA ¡No te preocupes! KYOTO ¿Tu parte? OSAKA La recuerdo. ¡No fallo ni una letra! (Los músicos se ponen acurrucados en tierra ante el teatrillo.) KYOTO ¿Y la pequeña? (Mientras continúa hablando con Osaka, coloca entre las mamparas a la geisha cantante, y a las tres geishas danzarinas.) OSAKA Nos mira... ¡con ojos largos como flor de loto blanco y de la India! ¡Está en el seto! KYOTO ¡Ya verás, la atraeremos! ¡Ahora, a seducirla! ¡La curiosidad es infalible amo! (Osaka y Kyoto se colocan tras las mamparas a la derecha del teatrillo desde donde pueden espiar los movimientos de Iris, y al mismo tiempo recitar sus papeles) MUCHACHAS ¡Hagamos silencio! ¡Ya van a empezar! (Permanecen silenciosas y atentas. Se alza el telón del teatrillo, y Kyoto hace gestos para introducir en escena a Dhia.) |
LA RAPPRESENTAZIONE DHIA (una guècha) Misera! Ognor qui sola! Unque mai mi consola! Morte rapì mia madre! Ridotta è mia famiglia a un collerico padre che non ama la figlia! Ho vesti brutte e lacere, scarne braccia e sottili, gote pallide e grame; son malata ed ho fame. E sono le mie lacrime Mie gemme e miei monili! Chi ascolta i miei dolori? Non ho amiche nè fiore! OSAKA (sottovoce alla guècha) Brava! KYOTO Attrice valente! LE MOUSMÈ (Fanno i loro commenti.) Come forza le lacrime, la povera fanciulla! Davvero fa pietà! OSAKA (indicando le mousmè) Vè come stanno attente! LE MOUSMÈ (chiamando Iris) Iris, vientene qua; di là tu vedi nulla! (Kyoto, imitando la voce rauca di un vecchio catarroso, fa le più strane grida del mondo, picchiando forte sul legno del Teatro a dare l'idea dell'avvicinarsi del vecchio, iracondo ed inumano genitore.) IRIS (al le mousmè) Vedo! Qui resto; grazie! DHIA Ah, mio padre! Lo sento! LE MOUSMÈ Ecco il padre! (Apparisce sul teatrino il pupo Padre ; le mousmè fanno segni di spavento e di meraviglia.) DHIA Tremo dallo spavento! LE MOUSMÈ Che ceffo! Me lo sogno stanotte! IL PADRE (KYOTO) (con voce terribile) Ah, sciagurata putta! Sono stanco di mantenermi questa sciocca vana, inutil, neghittosa, scioperata! DHIA Ah, padre mio! IL PADRE Preparati! Io ti vendo al gran mercato di Simonosaky! DHIA No, padre, no, non vendermi! IL PADRE Preparati! OSAKA La piccina si muove! Forza al dialogo! (Iris commuove, e con gesti concitati segue la svolgersi del dramma.) DHIA (Cade ai piede del pupo Padre) Per la luce del sole e delle stelle, tienmi ancora con te! Che vuoi ch'io faccia? OSAKA (indicando Iris) Ha gli occhi rossi, rossi! IL CIECO (chiamando la figlia) Iris ! IRIS Sto qua! IL PADRE Al gran mercato di Simonosaky tu troverai padrone! Io sono stanco d'averti qui con me! Tu mangi troppo e non mi rendi nulla. Ond'io ti vendo! LE MOUSMÈ (Impressionate da tante crudeltà, sono furenti contro il pupo Padre) Vecchio lercio! Furfante! Musa da vecchia arpia! DHIA (con grido straziante e disperato) Uccidimi, piuttosto IL PADRE Basta! Ho detto! (Se ne va.) LE MOUSMÈ È sordo alle sue tante lacrime disperate! (urlando, e minacciando coi pugni il padre tiranno, mentre questi se ne va) Pigliamolo a sassate! Orco! Vampiro! Via! OSAKA Si scalda il nostro pubblico! KYOTO È in furore! DHIA Morire! Sì... Finire! OSAKA Quasi, quasi t'uccidono davvero il pupo Padre! IRIS Oh, la istoria pietosa! Mi par che dentro al core mano mi prema e tocchi! M'offende un gran dolore che mi rende affannosa! DHIA Deh, prendimi con te, Genio del Bene! Portami teco dove non si soffre! IRIS Come è triste il suo canto! Ho volontà di pianto nell'anima... E negli occhi! KYOTO (ad Osaka) Or tocca a te! Dolcissimo! OSAKA Dolcissimo! JOR, figlio del Sole (OSAKA) Apri la tua finestra! Jor son io che vengo al tuo chiamar, povera Dhia! Apri la tua finestra al raggio mio! Apri il tuo cor a mia calda malìa! Jor ha ascoltata, o Dhia, la tua preghiera! Apri l'anima tua, fanciulla, al Sole! Apri l'anima tua alle mie parole! Apri il tuo cuore a me, fanciulla, e spera! Tu vuoi morir? Morire io ti farò ma ti farò morir dal Sol baciata, poscia al paese eterno ti trarrò... Ove, o fanciulla, tu sarai amata! KYOTO (vedendo l'impressione che la voce di Jor ha fatto sull'animo d'Iris) È questa poesia gran ciurmatrice! Due motti, due bisticci ch'uno dice e una fanciulla inconscia come questa... Vi si sdilinque e vi perde la testa (Poco a poco una finestra del Teatrino si illumina, poi si apre e si scorge il Pupo d'Jor, figlio del Sole : Dhia s'inginocchia innanzi a lui. Iris, quasi affascinata da tale spettacolo, abbandona la siepe del suo giardino e si accosta al Teatro.) IRIS De' sogni il triste verde disvanisce e si perde! Quali i vani bagliori d'erranti, misteriose lucciole luminose se ne vanno i dolori! KYOTO (alle danzatrici) Or, guèchas, quando termina il duetto, danzate e fate... senza dar sospetto! DHIA Io muoio! Prendimi! Tua m'abbandono! Portami al mondo eterno della Luce! Salgo a Nirvana! È JOR che mi conduce! Jor, son tua! A te tutta mi dono! IRIS (a Dhia) No, tu non muori, Dhia! Tu ascendi alle alte nuvole di rose e di viole! Con Jor tu ascendi, o bambola, al paese del Sole e della Poesia! JOR Or muori, dunque! (Dhia cade stecchita, mentre Jor invoca sulla morta pupa le danze celesti) Danzatrice alate, intorno a lei che a me ne vien, danzate! (a Dhia) Ti coprirò di zaffiri e topazi! Vieni agli amori degli eterni spazi! (Con gran stupore del pubblico, Jor avvinghia Dhia, e così abbracciati si vedono i due pupi innalzarsi lentamente per salire al... Nirvana, mentre cala il sipario del Teatrino; in pari tempo le tre guèchas mascherate si collocano innanzi, pronte alla danza.) |
LA REPRESENTACIÓN DHIA (una geisha) ¡Miserable! ¡Siempre aquí sola! ¡Nadie nunca me consuela! ¡La muerte raptó a mi madre! ¡Reducida está mi familia a un colérico padre que no ama a la hija! Llevo vestidos sucios y rotos, brazos descarnados y delgados, mofletes pálidos y pobres; estoy enferma y tengo hambre. ¡y son mis lágrimas mis gemas y mis collares! ¿Quién escucha mis dolores? ¡No tengo amigas ni flores! OSAKA (a la geisha) ¡Muy bien! KYOTO ¡Actriz valiente! MUCHACHAS (entre ellas) ¡Cómo fuerza las lágrimas, la pobre muchacha! ¡De verdad que da compasión! OSAKA (indicando a las muchachas) ¡Mira cómo están atentas! MUCHACHAS (llamando a Iris) Iris, vente hasta aquí; ¡desde ahí tú no ves nada! (Kyoto, imitando la voz bronca de un viejo catarroso, da los más extraños gritos del mundo, golpeando fuerte sobre los maderos del teatro para dar la idea de la llegada del viejo e inhumano progenitor) IRIS (a las muchachas) ¡Veo bien! ¡Aquí me quedo; gracias! DHIA ¡Ah, padre mio! ¡Lo siento! MUCHACHAS ¡Aquí está el padre! (Aparece en el teatrillo el muñeco del padre; las muchachas hacen gestos de miedo y maravilla.) DHIA ¡Tiemblo del espanto! MUCHACHAS ¡Qué cara! ¡Tendré pesadillas esta noche! EL PADRE (KYOTO) (con voz terrible) ¡Ah, desgraciada niña! ¡Estoy harto de mantener a esta boba ociosa, inútil, perezosa, holgazana! DHIA ¡Ah, padre mío! EL PADRE ¡Prepárate! ¡Voy a venderte en el gran mercado de Simonosaky! DHIA ¡No padre, no, no me vendas! EL PADRE ¡Prepárate! OSAKA ¡La pequeña se mueve! ¡Más fuerza al diálogo! (Iris se conmueve, y con gestos excitados sigue el discurrir del drama.) DHIA (a los pies del muñeco del padre) Por la luz del sol y de las estrellas, mantenme aún contigo! ¿Qué quieres que haga? OSAKA (indicando a Iris) ¡Tiene los ojos rojos, rojos! EL CIEGO (llamando a su hija) ¡Iris! IRIS ¡Aquí estoy! Il PADRE ¡En el gran mercado de Simonosaky encontrarás un amo! ¡Estoy harto de tenerte conmigo! Comes demasiado y no me rindes nada. ¡Allí te voy a vender! MUCHACHAS (Impresionadas de tanta crueldad, están furiosas contra el padre) ¡Viejo sucio! ¡Bribón! ¡Cara de vieja arpía! DHIA (con un grito desesperado) ¡Mátame antes de eso! EL PADRE ¡Basta! ¡Ya está decidido! (Se va) MUCHACHAS ¡Está sordo a tantas lágrimas desesperadas! (gritando y amenazando con los puños al padre mientras que éste se aleja lentamente) ¡Tirémosle piedras! ¡Orco! ¡Vampiro! ¡Fuera! OSAKA ¡Se calienta nuestro público! KYOTO ¡Están furiosas! DHIA ¡Moriré! ¡Sí... Moriré! OSAKA ¡Casi, casi asesinan de verdad al muñeco del padre! IRIS ¡Oh, historia piadosa! ¡Me parece que en el corazón una mano me apretara y oprimiera! ¡Me causa tan gran dolor que estoy angustiada! DHIA ¡Ay, tómame contigo, Genio del Bien! ¡Llévame contigo donde no se sufra! IRIS ¡Qué triste es su canto! ¡Tengo ganas de llorar en el alma... y en los ojos! KYOTO (a Osaka) ¡Ahora te toca a ti! ¡Dulcísimo!) OSAKA ¡Dulcísimo! JOR, hijo del Sol (OSAKA) ¡Abre tu ventana! ¡Jor soy yo que vengo a tu llamada, pobrecilla Dhia! ¡Abre tu ventana a mis rayos! ¡Abre tu corazón a mi cálida seducción! ¡Jor ha escuchado, oh Dhia, tu plegaria! ¡Abre tu alma, muchacha, al Sol! ¡Abre tu alma a mis palabras! ¡Abre tu corazón a mi, muchacha, y espera! ¿Tú quieres morir? Morir yo te haré pero morir por el Sol besada, después al país eterno te llevaré... donde, oh, muchacha, ¡serás amada! KYOTO (viendo la impresión que la voz de Jor ha hecho en el ánimo de Iris) ¡Es esta poesía gran embaucadora! Dos palabras, dos rimitas que uno dice y una muchacha infeliz como esta... se derrite y pierde la cabeza. (Poco a poco una ventana del teatrillo se ilumina, después se abre y aparece el muñeco de Hijo del Sol: Dhia se arrodilla ante él. Iris, fascinada por el espectáculo, abandona el seto de su jardín y se acerca al teatro) IRIS ¡La tristeza de los sueños se desvanece y se pierde! ¡Como los vanos resplandores de errantes, misteriosas lucecillas luminosas, se van los dolores! KYOTO (a las danzarinas) Ahora, geishas, cuando termine el dueto, danzad y actuad... ¡sin dar sospechas! DHIA ¡Me muero! ¡Tómame! ¡A ti me abandono! ¡Llévame al mundo eterno de la luz! ¡Voy al Nirvana! ¡Y JOR me conduce! ¡JOR, soy tuya! ¡A ti entera me entrego! IRIS (a Dhia) ¡No, tú no mueres, Dhia! ¡Tú asciendes a las altas nubes de rosas y violetas! ¡Con Jor tú asciendes, oh muñeca, al país del Sol y de la Poesía! JOR ¡Ahora muere, pues! (Dhia cae rígida, mientras Jor invoca sobre la muerta la danza celestial) ¡Danzarinas aladas, en torno a ella, vosotras que llegáis, danzad! (a Dhia) ¡Te cubriré de zafiros y topacios! ¡Ven al amor de los eternos espacios! (Con gran estupor del público, Jor ciñe a Dhia, y así abrazados se ven las dos alzarse lentamente para llegar al... Nirvana, mientras cae el telón del teatrillo; al mismo tiempo las tres geishas enmascaradas se colocan en primer plano, preparadas para la danza) |
LA BELLEZZA LA MORTE IL VAMPIRE (Durante le danze, Kyoto gira intorno, e così riesce scaltramente a distrarre l'attenzione, mentre le tre guèchas danzatrici circondano Iris, la quale rimane ad un tratto isolata dal gruppo delle mousmè al posto più avanti.) (Con vorticosi giri e con voli dei loro veli le tre danzatrici riescono a nascondere Iris, la quale ingenuamente ammira.) (I samouraïs rapidi s'impossessano della fanciula: una mano sulla bocca le strozza un grido!) IRIS Ah! (Le tre guèchas continuano la danza, avvicinandosi di nuovo al gruppo delle mousmè : coi larghi giri dei loro veli impediscono alle spettatrici di vedere i samouraïs che trasportano Iris completamente inanimata verso la città. Le guèchas formano un gruppo bizzarro.) KYOTO (che ha tutto sorvegliato, visto il colpo riuscito, si congeda dall'udienza. Intanto, ripiegato il Teatrino, i paraventi, rinchiusi i pupi, la comitiva degli istrioni è pronta ad andarsene.) Grazie, mousmè! A rivederci! Musica! LE MOUSMÈ (Si alzano in piedi per andarsene.) Andiamo! è tardi! È tardi! Andiamo! (S'avviano verso il villagio.) KYOTO (ad Osaka, facendogli cenno d'avviarsi colla comitiva verso la città) Or lascio questo scritto e del denaro al Cieco, E il colpo è fatto ! OSAKA Il colpo è fatto! (Partono tutti ripassando il ponte. Kyoto corre entro il giardino d'Iris; rapidamente depone sulla soglia della casetta un foglio scritto, tenuto disteso da rios d'oro e mommès, proprio presso al Cieco e con tanta abilità da non risvegliarne il sensibilissimo udito, poi raggiunge correndo la comitiva che si allontana.) Il CIECO Questo dramma è menzogna tutto! tutto! Malvagio in testo e talento malvagio! (credendo Iris sempre presente) Iris, tu che ne dici? Non rispondi? Comprendo; sei commossa! (Sorride bonariamente, credendo sempre di parlare ad Iris.) No; non credervi! Tu sei sì buona che ogni pianto Breccia fa nel tuo cuore! (stendendo il tremulo braccio) Andiamo; dammi il braccio! Perchè non credo Ai gemiti di Dhia? (Sorride ancora.) Ebben... vi credo! (Stende ancora il braccio.) Vieni! Dammi il braccio! Una carezza al vecchio Cieco! Iris! Ancora non rispondi! Iris! Iris! Iris! Mia figlia! (Si alza barcollante, cerca intorno a se, incespica, cade.) Vita! Non ci sei più! (alcuni merciaiuoli ambulanti che passano per andare alla città, udendo le grida strazianti del Cieco, entrano nel giardino, e lo rialzano compassionevoli.) IL CIECO Iris! Mia Iris! Iris! I MERCIAIUOLI Cieco, A che gridi disperatamente? IL CIECO Iris! Mia figlia! In casa! Là! Cercatela! (Alcuni merciaiuoli entrano nella casa, ed appariscono poi alla finestra spalancata.) I MERCIAIUOLI (alla finestra) È vuota la tua casa! Iris non c'è! IL CIECO Chiamatela a gran gridi! Per pietà! MERCIAIUOLI Iris! (Ascoltano.) Iris! (Ascoltano ancora.) Neppur l'eco risponde! IL CIECO La mia Vita! Pupilla de' miei occhi! (Tornano dalla casa; uno dei merciaiuoli, nell'uscire, vede e raccoglie il fogio e il denaro lasciato da Kyoto sulla soglia.) La figlia mia! Così buona! MERCIAIUOLO Tu la piangi? Non piangerla! IL CIECO Che dici? Ohimè, che dici? IL MERCIAIUOLO Qui sulla soglia T'ha lasciato un foglio (mostrando foglio e denaro ai compagni) E del denaro! IL CIECO Iris? MERCIAIUOLI È al Yoshiwara! (Il Cieco tocca e ritocca, uscendo in gridi soffocati, il foglio e il denaro.) (L'ira, il dolore, rendono il Cieco come pazzo, ed allontanando con violenza alcuni fra i merciaiuoli che gli stanno vicini vorrebbe correre da solo verso la città ; ma incespica e cade. I merciaiuoli si affrettano a rialzare il Cieco, il quale prorompe in dirotto pianto.) IL CIECO (Piangendo, si rivolge ai merciaiuoli, che sono invasi da un gran senso di pietà.) La casa! Il mio giardino! Quel che tengo a chi di voi Mi guida al Yoshiwara! Or voglio là... Là schiaffeggiarla! Voglio sputarle in volto, voglio... E maledirla! Iris! Mia vita! (Le lagrime gli troncano le parole; quasi vergognoso di quell'affetto che gli trabocca dall'anima, esclama minaccioso:) E poscia... e poscia... e poscia... (Pietosamente i merciaiuoli lo sorregono e lo accompagnano barcollante, inebetito, quasi fantasma, verso la città.) |
LA BELLEZA LA MUERTE EL VAMPIRO (Durante la danza, Kyoto da la vuelta al teatro, y así reaparece taimado sin llamar la atención, mientras las tres geishas danzarinas bailan alrededor de Iris, la cual permanece un buen trecho aislada del grupo de las muchachas) (Con vertiginosos giros y vuelos de sus velos las tres danzarinas consiguen ocultar a Iris, la cual ingenuamente está admirada.) (Los samurais rápidamente se apoderan de la muchacha:¡una mano sobre su boca le ahoga un grito!) IRIS ¡Ah! (Las tres geishas continúan la danza, acercándose de nuevo al grupo de muchachas: con largos giros de sus velos impiden a las espectadoras ver a los samurais que transportan a Iris completamente inanimada camino de la ciudad. Las tres geishas forman un grupo hermoso.) KYOTO (al ver el golpe realizado, se despide de la audiencia. Mientras tanto, se recoge el teatrillo, los paneles, se guardan los muñecos, y la comitiva de actores está dispuesta para marchar.) ¡Gracias, muchachas! ¡Hasta otra! ¡Música! LAS MUCHACHAS (Se ponen en pie para marcharse.) ¡Vámonos! ¡Es tarde! ¡Es tarde! ¡Vámonos! (Se dirigen hacia el pueblecillo.) KYOTO (a Osaka, haciéndole gestos de apresurarse con la comitiva hacia la ciudad) Ahora dejo este escrito y el dinero al Ciego, ¡el golpe está dado! OSAKA ¡El golpe está dado! (Parten todos volviendo a cruzar el puente. Kyoto corre dentro del jardín de Iris; rápidamente deja sobre un banco de la casita una hoja escrita, sostenida abierta por montones de monedas de oro, muy cerca del Ciego y con tanta habilidad que no se hace escuchar, después retrocede corriendo y se une a la comitiva que se aleja.) EL CIEGO ¡Este drama es mentira todo! ¡todo! ¡Malvado el texto y de talento malvado! (creyendo que Iris está presente) Iris, ¿tú qué dices? ¿No respondes? Comprendo; ¡estás conmovida! (Sonríe bonachonamente, creyendo siempre que habla a Iris.) ¡No; no lo creas! ¡Tú eres tan buena que en seguida el llanto se abre en tu corazón! (extendiendo el trémulo brazo) ¡Vamos; dame el brazo! ¿Porque no creo en los lamentos de Dhia? (Vuelve a sonreír.) ¡Está bien... los creo! (Vuelve a extender el brazo.) ¡Ven! ¡Dame el brazo! ¡Una caricia al viejo ciego! ¡Iris! ¿Todavía no respondes? ¡Iris! ¡Iris! ¡Iris! ¡Hija mía! (Se alza vacilante, busca a su alrededor, tropieza, cae.) ¡Vida! ¡No estás aquí! (Algunos mercaderes ambulantes que pasan para llegar a la ciudad, escuchando los gritos desgarradores del Ciego, entran en el jardín, y lo levantan compasivos.) EL CIEGO ¡Iris! ¡Mi Iris! ¡Iris! MERCADERES Ciego, ¿a quién llamas desesperadamente? EL CIEGO ¡Iris! ¡Mi hija! ¡En la casa! ¡Ahí! ¡Buscadla! (Algunos mercaderes entran en la casa, y aparecen después en la ventana abierta.) MERCADERES (desde la ventana) ¡Está vacía tu casa! ¡Iris no está! EL CIEGO ¡Llamadla con grandes gritos! ¡Por piedad! MERCADERES ¡Iris! (Escuchan.) ¡Iris! (Escuchan otra vez.) ¡Ni tan siquiera responde el eco! EL CIEGO ¡Mi Vida! ¡Pupila de mis ojos! (Regresan de la casa; uno de los mercaderes, al salir, ve y recoge la hoja y el dinero dejados por Kyoto sobre el banco.) ¡Mi hija! ¡Tan buena! MERCADER ¿Tú la lloras? ¡No la llores! EL CIEGO ¿Qué dices? ¡Ay de mi! ¿qué dices? MERCADER ¡Aquí sobre el banco te ha dejado una carta (mostrando la hoja y el dinero a sus compañeros) y dinero! EL CIEGO ¿Iris? MERCADERES ¡Está en el Yoshiwara! (El Ciego toca y vuelve a tocar, con gritos sofocados, la hoja y el dinero.) (La ira, el dolor, vuelven al Ciego como loco, y empujando con violencia a algunos de los mercaderes que están cerca, intenta él solo dirigirse hacia la ciudad; pero tropieza y los mercaderes se apresuran a levantarle, desesperado, irrumpe en un llanto incontenible.) EL CIEGO (Llorando, se gira hacia los mercaderes, invadidos de un gran sentimiento de piedad.) ¡La casa! ¡Mi jardín! ¡Todo lo que tengo para aquél de vosotros que me guíe a Yoshiwara! ¡Allí quiero yo... ...allí abofetearla! Quiero escupirle en la cara, quiero... ¡maldecirla! ¡Iris! ¡Vida mía! (Las lágrimas le rompen la palabra; casi avergonzado del enorme afecto que le rebosa del alma, exclama amenazante:) Y después... y después... y después... (Piadosamente los mercaderes lo sostienen y lo acompañan tambaleante, atontado, casi un fantasma, hacia la ciudad.) |
ATTO SECONDO Dov'è ora l'umile casetta tua così modesta e semplice colle sue stuoie colorate e i battenti di quercia, o piccola Iris? La bianca siepe di biancospine fiorite? Il sentiero coverto dal fiore delle scabbiose che conduce al rio? Dov'è la pace dei campi intorno e il silenzio ristoratore come il riposo della tua vallea entro all'ampia circolare distesa di monti e, in alto, la solenne maestà del Fousiyama? Dove l'aria purissima? Dove la luce libera? Tu ora giaci nel cuore affannoso della città gaudente ove più accelerato batte il palpito delle esistenze nelle diverse febbri che agitano le genti, quella della gloria, quella del piacere, quella del denaro. La più appariscente delle Case Verdi è ora la tua abitazione ; tu vi riposi sul rialzo di lacca ed oro di un fton ricchissimo, abbandonata la fragile persona alla stanchezza che ti ha affranto, e ti covre un velario trasparente come aria! Tu sei nel Yoshiwara! Qui, nella dolcissima ora del drago, non verrà il Sole a dissipare i piccoli sogni paurosi della tua infantile fantasia! qui, nella misteriosa ora del cignale, non la luna scenderà a posarsi con te! Qui, ricche stuoie a tessiture fantasiose impediscono alla luce di penetrarvi. No, il Sole non penetra nelle Case Verdi! Qui tutto è riflesso di metallo che scoppia a vivi e rapidi sfavilli dalle profumiere cesellate dove brucia esalando l'olio di camelia odorosa, dai vasi smaltati, dalle grandi chimere e mostri di smalto e cobalto che adornano la stanza. Là, in un angolo, un bouddah ride, i piccoli occhi sfuggenti la enorme epa floscia giù a sfascio sul loto simbolico che gli fa da piedestallo. Non la luce, non l'armonia del Sole! Solo, su dalla tumultuante via, per le stuoie che la dimenticanza delle kamouro ha lasciato semiaperte, entra l'affannoso moto della vita cittadina, le strida dei merciaioli, le minaccie dei samourais, le ansanti cadenze dei djin, i diversi idiomi dei dragomanni, la bestemmia e la risata. Presso al tuo letto, come spettri, stanno ancora le guèchas. Una guècha accosciata sussurra un "Anakomitasani" accompagnandosi al suono del sàmisen. KYOTO (Cogliendo le guèchas in oziosa curiosità, le investe con voce concitata ma trattenuta, per non svegliare Iris.) Là che ci fate ancora mascherate? O che siete de' bonzi? E... stz! (impedendo loro di parlare) Tacete! Silenzio! Non voglio, appena desta, ch'abbia ricordi tristi, ognor dolori! Tutta una festa, un giorno d'ori, di bronzi e fiore! (sorpreso nel vedere aperta una della imposte) Toh! fuori spalancata è ancora l'impannata? (Vorrebbe gridare ma si ritiene.) Silenzio, dico! (fra i denti) Rispondermi volete? Oh, le sfacciate! Udite! Dalla strada salgon le voci chioccie de la gente, L'andare ed il venire de' djin correnti! O che avete gli orecchi fatti in giada? Con tal baccano o chi può mai dormire? E chete! Mogie! (irritato) Vostre voci acute son vespe, son cicale, son zanzare! Mute, vi voglio mute e, se possibil, senza respirare! (Va a chiudere l'imposta; guardando nella strada vede un elegante norimon entrare nella casa.) Toh! Vien gente! È Osaka in palanchino! Giù tutti col migliore nostro inchino! (Rapidamente tutti si inchinano quasi toccando colle fronti il suolo.) OSAKA (Entra con inusata vivacità, indirizzandosi a Kyoto.) Ch'io vegga ov'è la mousmè da li occhi simili a camelie! KYOTO (calmandolo) La voce tua modula in suon più grave, come punta d'agave va ne li orecchi a chi posa! (L'astuto taikomati mostra all'annoiato signore Iris addormentata.) Riposa! (allontanando brutalmente le guèchas, che scompaiono rapide) Donne, vampiri della casa, via! (Osaka e Kyoto si avvicinano al letto d'Iris.) OSAKA Sollevami il velario ! KYOTO Parla piano! (sollevando il velario) Toh! guardala! È perfetta! Non ti pare? OSAKA Spande l'odor del loto, la piccina! KYOTO Sogguarda a quella bocca porporina! OSAKA È ciliegia da cogliere e mangiare! (Contempla Iris, poi si scosta insieme a Kyoto.) KYOTO Vedi che braccio! E vedi un po' che mano! OSAKA (con grande entusiasmo) Créa in quegli occhi il lampo d'un desio, vibri in quegli occhi il senso, l'uman dio, una scintilla, un fuoco, una favilla che di piacer ne incendi la pupilla e dimmi, come lei ne sai tu alcuna? KYOTO Nessuna, (con finta convinzione) in fede mia, nessuna! OSAKA In questa noia matta ogni dì soddisfatta e insoddisfatta, costei nel cuor m'ha cacciata una spina di brama Che m'affanna! Non è mousmè leziosa di città, oprdigno fatto per la voluttà; qui c'è l'anima! (Torna presso il letto a guardare e lascia ricadere il velario sulla fanciulla addormentata, poi trae con sè lontano in disparte Kyoto onde il loro chiacchierio non risvegli Iris.) Lunga lotta m'annoia; a ritrosie io mal m'adatto; s'ella resistesse? KYOTO Abbi denaro e il Paradiso è ovunque! Comprendi tu? OSAKA Parla un linguaggio chiaro! KYOTO Son fior le frasi, le parole foglie, ma il frutto è l'or che satolla le voglie. Comprendi tu? OSAKA Abborro tai proverbi! KYOTO Regali! Doni appariscenti! Ricchi! Vistosi! Mi comprendi? Larga mano! Aperto borsellino! Mi comprendi? Vesti! Fiori! Gioielli! Mi comprendi? OSAKA Oh, fauce ingorda! Oh, fauce sazia mai! KYOTO Dapprima già ci vuol qualche moina per rasciugar gli occhietti da le lacrime, poi... Una nuora poi... diventa suocera! OSAKA E aggiungi, in oltre, il più fantasioso e armonico linguaggio figurato... KYOTO (che ha osservato Iris, fa cenno ad Osaka di tacere) Stz! Desta è la piccina! Vieni via! Va a prepararti un romanzesco viso! Porta gemme... regali! Mi comprendi? (Escono cautamente.) |
ACTO SEGUNDO ¿Dónde está ahora la humilde casita tan modesta y simple con sus esteras coloradas y sus puertas de encina, oh pequeña Iris? ¿El blanco seto de espino albar florecido? ¿El sendero cubierto por las flores de los espinos que conduce al río? ¿Dónde está la paz alrededor de los campos y el silencio restaurador como el reposo de tu valle entre el amplio círculo de los montes y, en lo alto, la solemne majestad del Fujiyama? ¿Dónde está el aire purísimo? ¿Dónde la libre luz? Tú ahora yaces en el corazón afanoso de la ciudad vividora donde más acelerado bate el pálpito de la existencia entre las diversas fiebres que agitan a la gente, la de la gloria, la del placer, la del dinero. La más llamativa de las de la Casa Verde es ahora tu habitación; tu allí reposas sobre el realce de laca y de oro de un fton riquísimo, abandonada la frágil persona al cansancio que te ha vencido, ¡y te cubre un velo transparente como el aire! ¡Tú estás en el Yoshiwara! ¡Aquí, en la dulcísima ora del dragón, no vendrá el Sol a disipar los pequeños sueños pavorosos de tu infantil fantasía!¡aquí, en la misteriosa hora del jabalí, la luna no descenderá a posarse sobre ti! Aquí, ricas esteras y tejidos fantasiosos impiden a luz llegar hasta ti. ¡No, el Sol no penetra en la Casa Verde! Aquí todo es reflejo de metal que estalla en vivos y rápidos centelleos de la perfumadora cincelada donde arde exhalando el aceite de camelia olorosa, de vasos esmaltados, de las grandes quimeras y monstruos de esmalte y cobalto que adornan la habitación. Allí, en un rincón, un buda ríe, los ojillos esquivando la enorme barriga floja a punto de esparcirse sobre el loto artificial que le hace de pedestal. ¡Ni la luz ni la armonía del Sol! Tan solo, desde la tumultuosa calle, por las esteras que el descuido de las kamouro ha dejado semiabierta, entra el afanoso sonido de la vida ciudadana, los gritos de los mercaderes, las amenazas de los samurais, las jadeantes cadencias de los y diversos idiomas de los dragomanes, la blasfemia y la risotada. Junto a tu lecho, como espectros, están todavía las geishas. Una geisha agachada susurra un "Anakomitasani" acompañándose con el sonido de un samisén. KYOTO (Sorprendiendo a las geishas en ociosa curiosidad, las aborda con voz excitada pero contenida, para no desvelar a Iris.) ¿Qué hacéis ahí todavía enmascaradas? ¿O es que sois bonzos? ¡Y... sshss! (impidiéndoles hablar) ¡Callad! ¡Silencio! No quiero, nada más despertar, que tenga recuerdos tristes, ¡ningún dolor! ¡Toda una fiesta, un día de oro, de bronce y de flores! (sorprendido al ver abierto uno de los postigos) ¡Vaya! ¿hacia fuera todavía abiertos los paneles? (Quiere gritar pero se contiene.) ¡Silencio, digo! (entre dientes) ¿Queréis responderme? ¡Oh, las descaradas! ¡Escuchad! ¡De la calle llegan las voces roncas de la gente, el ir y el venir de los djins que corren! ¿O es que tenéis los oídos hechos de jade? ¿Con este escándalo quién puede dormir? ¡Calladitas! ¡Mohínas! (irritado) ¡Vuestras voces agudas son avispas, son cigarras, son mosquitos! Mudas, os quiero mudas, y si es posible, ¡sin respirar! (Acude a cerrar el postigo; mirando hacia la calle ve una elegante litera entrar en la casa.) ¡Atención! ¡Viene gente! ¡Es Osaka con su palanquín! ¡Todos preparados con nuestra mejor reverencia! (Rápidamente todos se inclinan casi tocando con la frente el suelo.) OSAKA (Entra con inusitada vivacidad, dirigiéndose a Kyoto.) ¡Que yo vea dónde está la muchacha de los ojos como camelias! KYOTO (calmándolo) Tu voz modula con sonidos más graves, ¡como la punta del agave llega a los oídos de quien reposa! (El astuto taikomati muestra al estupefacto señor a Iris adormecida.) ¡Reposa! (Alejando brutalmente a las geishas, que desaparecen rápidas.) ¡Mujeres, vampiros de la casa, fuera! (Osaka y Kyoto se acercan al lecho de Iris.) OSAKA ¡Quitemos el velo! KYOTO ¡Habla bajo! (levantando el velo) ¡Aquí! ¡míarala! ¡Es perfecta! ¿No te parece? OSAKA ¡Esparce el olor del loto, la pequeña! KYOTO ¡Fíjate en esa boca púrpura! OSAKA ¡Es una cereza para coger y comer! (Contempla a Iris, después se aparta junto a Kyoto.) KYOTO ¡Mira qué brazo! ¡Y mira qué mano! OSAKA (con gran entusiasmo) Crea en esos ojos el relámpago de un deseo, vibra en esos ojos el sentido, el dios humano, un destello, un fuego, una pavesa que de placer me incendia la pupila. Y dime ¿cómo ella conoces tú otra? KYOTO ¡Ninguna, (con fingida convicción) por mi fe, ninguna! OSAKA ¡En este aburrimiento loco cada día satisfecho e insatisfecho, ella en el corazón me ha clavado una espina de deseo que me excita! No es una muchacha remilgada de ciudad, juguete hecho para la voluptuosidad; ¡ella tiene alma! (Regresa junto al lecho para mirar y deja caer el velo sobre la muchacha adormecida, después se aleja a parte con Kyoto donde su charla no pueda despertar a Iris.) La larga lucha me aburre; a la esquivez no me adapto; ¿y si ella se resiste? KYOTO ¡Tiene dinero y el Paraíso le rodea! ¿Comprendes tú? OSAKA ¡Habla más claro! KYOTO Son flores los piropos, las palabras de amor hojas, pero el fruto es el oro que quiere saciarlas. ¿Comprendes? OSAKA ¡Aborrezco esos refranes! KYOTO ¡Regalos! ¡Dones resplandecientes! ¡Ricos! ¡Vistosos! ¿Me comprendes? ¡Mano generosa! ¡Abierta la bolsa! ¿Me comprendes? ¡Vestidos! ¡Flores! ¡Joyas! ¿Me comprendes? OSAKA ¡Oh, fauces glotonas! ¡Oh, fauces nunca saciadas! KYOTO Primeramente se necesita alguna zalamería para enjugar de sus ojillos las lágrimas, después... ¡una nuera después... se hace suegra! OSAKA Y añade, en adelante, el más fantasioso y armónico lenguaje imaginado... KYOTO (que ha observado a Iris, hace gesto a Osaka de callar) ¡Sshss! ¡Está despierta la pequeña! ¡Ven aquí! ¡Prepárate para tener un aspecto fantástico! ¡Trae gemas... regalos! ¿Me comprendes? (Salen cautamente.) |
IRIS (Si sveglia e guarda intorno a sè sorpresa.) Ognora sogni, sogni e sogni... Oh, il bel velario! Oh, il lieve drappo tutto sparso d'iridi... Or la mia veste è un velo e ha trasparenze d'onda e di nube! Or io cosi ho vergogna! Non più le mie pianelle in lacca nera; (alzandosi e camminando) Ho sandali dorati, e il piè vi posa così morbidamente che mi pare di camminar sopra un prato di piume! (Ed ecco svolgersi nella mente trasognata dell'ingenua fanciulla le scene del teatrino, la danza delle guèchas e... il rapimento.) Ecco! Or ricordo! Sì, il teatro! Dhia! La danza delle guèchas! Il nero manto m'avvolge del Vampiro! Ove son io? Morta son dunque sì, sono una morta! (Guardando intorno più attentamente, mormora fra l'angoscia e la gioia.) E questa casa bella è il Paradiso? (Si ode un dolcissimo suono di sàmisen interno: Iris ascolta. Un sàmisen attira i suoi sguardi.) Chi è morto tutto sa! Diceva il bonzo! (Prende il sàmisen.) Mi voglio accompagnar l'Uta di Nániva! "Sorge dal mar la Luna... (tentando di accompagnarsi col sàmisen, ma dalle sue dita esce il più discordante e pazzo suono) È luna piena... Una giunca laggiù mi mena; io vo coll'onda che mi porta." (interrompendo) La voce canta ma il suon non l'accompagna! (Getta indispettita l'istromento, mentre riprende il suono interno dei sàmisen.) Dicon di gran bugie nel mondo ai vivi! Che da vivo non sa, non sa da morto. (Si aggira curiosa e meravigliata ammirando i ricchi paraventi ed i preziosi dipinti. Vede pennelli e colori su di una tavola. Essa vi si accosta ed attratta dal mistero dei colori siede preso la tavola tentando di pingere. Vuole dipingere un fiore, ma invece n'esce un angue; Iris getta indispettita il foglio di carta. Ed ora vorrebbe dipingere un cielo azzurro, ma le inesperte mani non riescono che a tracciare una macchia grigiastra. Sfiduciata, lascia cadere i pennelli.) Io pingo... pingo, ma il mio pennello invano stendo, intingo! Va la mia mano invano! Invano, invano va la mia mano! Io penso a un fiore, e n'esce invece un'angue tutto terrore, tutto un rosso di sangue! Se voglio un cielo, azzurro in mio pensiero, è un fosco velo, un velo tinto in nero! La fantasia con sè m'invola e porta di casa mia a la picciola porta; là la pupilla d'un cieco finalmente ha una scintilla, una favilla d'una luce rovente che fulge e brilla, ma il lucer d'una lacrima che lentamente stilla! (Accasciata, nasconde il viso tra le mani.) In paradiso, han detto, non si piange! Ed io di lacrime... ho i miei occhi pieni! (Una cortina si solleva lentamente e Kyoto introduce Osaka. I due uomini si soffermano sul limitare della porta e guardanola la fanciulla seduta davanti al tavolino dei colori.) OSAKA (parlando sottovoce a Kyoto) A un cenno mio manda le vesti e i doni. KYOTO Sì, manderò! OSAKA Or quanto a te, inutil qui... va via! KYOTO A meraviglia! Vo! (Il taikomati scompare dietro la cortina, lasciando soli il giovane signore voluttuoso e l'ingenua mousmè.) (Alle parole di Osaka Iris si volge sorpresa, gitta un grido e si ritrae paurosa. Osaka la arresta d'un gesto ammirativo.) OSAKA Oh, come al tuo sottile corpo s'aggira e s'informa di te la flessuosa notturna vesta! Senza posa lo sguardo ti rimira da capo a piè e l'anima s'appaga nella sorpresa vaga, nel portento gentile di tua beltà che, in festa alta, trionfa in te. (Osaka si avvicina sempre più ad Iris. Questa si ritrae ancor più, sorpresa e impaurita.) IRIS (fra sè) Conosco questa voce! Io già l'udii! In ogni sua parola si rivela: È la voce d'Jor! È Jor! È Jor! OSAKA Perchè il piede ritraggi se a te vicin mi porta il mio desìo? (Iris si ferma palpitante e Osaka le è vicino.) Dentro a' tuoi veli lascia lo sguardo mio disioso penetrare! Io ne' tuoi occhi veggo tutti i cieli! Gli olezzi io bevo in te di tutti i maggi! (Osaka accarezza la testa di Iris questa chiude timorosa gli occhi. Al tocco del giovane gli spilloni cadono e disciolgono liberi i lunghi capelli che fluiscono giù per le spalle di Iris, ricoprendola come di un manto.) OSAKA (tuffando con voluttà le mani nei capelli d'Iris) Ah, i tuoi capelli... Son sì lunghi e tanti da incatenarti intorno... Tutti gli uomini! Tu m'incatena e per la via, mousmè, d'ogni tua brama, deh, tu, mi mena! IRIS (incredula, quasi sorridendo e riannodandosi i capelli) (fra sè) Da niuno ho udito dirmi tante cosa. Iris tanta bellezza? Niun lo crede! M'ha detto un sol finor che son graziosa, il babbo mio, ch'è cieco e non mi vede! OSAKA Il tuo corpo s'ingiglia d'un candore più bianco del Fousiyama! Bocca sana vermiglia! Fresca fontana ove zampillan tutte le dolcezze e tutte le carezze! Ove il mio sangue vivo si ristora! (Iris sorride nell'udire le parole entusiastiche di Osaka.) Tu ridi? Ridi? Ridi! Ridi, ancora! IRIS (fra sè con timore e vergognosa) Ho fatto male a rider, ma non so se muovermi o star ferma a sue parole, se fargli reverenza! Gli dirò: "Signor! "No! "Re!" È poco... "Figliuol del Sole!" OSAKA Arrossi a mie parole? Non arrossir! Lascia arrossire il sole; egli ogni dì ha tramonti, tu? Sali, sali, altissima, a le superbe aurore, ai superbi orizzonti del mio amore! IRIS Figlio del Sol! OSAKA (Dà una stridente risata. Iris si ritrae ancora, impaurita.) Ah tu, fanciulla, ancor mi credi Jor della Commedia? Or recito la Vita! T'ho, in vesta d'istrion per farti mia, rapita. Apri gli occhi, mousmè! Vedi ed impara la Vita. Il vero nome mio vuoi tu sapere? Ebben, mousmè, Io mi chiamo: "Il Piacere!" IRIS (ricordando con accento di terror) Un dì, ero piccina, al tempio vidi un bonzo a un paravento tutto fatto a simboli, sciorinare il velame d'un mistero... Era una plaga d'un gran mare morto color del bronzo; e v'era un cielo rosso sì come sangue, d'un rosso livido; e una gran spiaggia, una gran spiaggia morta di grigio e nero... Una fanciulla giacèavi adagiata, scarne le membra, sparsi i capelli e nella bocca un riso ch'era uno spasimo... Su dal mar morto una gran piovra intanto il capo ergeva... E la fanciulla col grande occhio falcato fuor guatava; questa, domata a quel terror di sguardo, tutta affisava! Su dal mar morto I viscidi tentacoli moveva il mostro, e per le gambe, pei reni e per le spalle, poi per le chiome e il fronte e gli occhi e il petto esile ansante, e per le braccia la stringe e allaccia! La stringe e allaccia in viso! Essa sorride ognor! Essa sorride e muor con un estremo spasimo che par un riso... essa sorride e muor, e muor! E il bonzo a voce forte: "Quella piovra è il Piacere... Quella piovra è la Morte!" (Iris si lascia cadere ai piedi del giovane, piangendo e rimanendo accasciata dalla paura e dal dolore) Deh, ch'io torni a mio padre! OSAKA (con cinismo) Son le fole dei bonzi spavaldi e ipocriti che all'alito d'un bacio si sbugiardano! (A un cenno di Osaka le koumaro portano e stendono ai piedi di Iris stoffe, gioielli, ventagli, fiori.) OSAKA (sollevando Iris e stringendola a sè poco a poco) Or dammi il braccio tuo, braccio di neve e avorio! Intorno al collo così m'anoda! Scogli i capelli! (sciogliendole ancora una volta i capelli) La testa bruna sovra il mio petto tu m'abbandona! Cogli occhi, gli occhi miei... Tu, ed io, labbra le labbra! Vi scendo e tocco la dolce bocca! (Osaka abbandona la sua bocca su quella di Iris quasi svenuta, mormorando e supplicando) È questo il baccio! (Iris, staccandosi da Osaka, rimane atterrita, poi prorompe in pianto.) OSAKA (guardandola, sorpreso) Piangi? IRIS Penso a mio padre! OSAKA Gli darò vesti e denaro! IRIS Io penso alla mia casa! OSAKA Palazzi avrai! IRIS Io penso al mio giardino! OSAKA Ne avrai d'immensi e a serre ognora in fiore! IRIS Ma non sono i miei fior! OSAKA (annoiato e sdegnoso) (fra sè) È una pupattola! Nullo desio ti adesca di codesto splendore, vesti, ori? E il bacio è un'esca cui non morde il tuo cuore? Chiedi, fanciulla! Brama! Tu pur abbi un desio! IRIS Voglio il giardino mio! Io voglio il mio giardino, colla sua siepe intorno, la mia casetta bianca col mormorante rio, col suo villaggio a manca, con la vallata a prati, col sol che appena è giorno appar sugli elevati fianchi del Fousiyama e... Mi chiama, mi chiama! (Rimane immobile.) (Kyoto accorre.) OSAKA (seccato, rivolgendosi a Kyoto) Da un'ora essa m'attedia! È pupa da commedia! Pupa di legno; or' io mi sdegno! Un mio consiglio, accetta! KYOTO (con finta sottomissione) Ognora Kyoto impara! OSAKA (imitando Iris) Torni alla sua casetta! KYOTO È questo il tuo consiglio? La espongo al Yoshiwara! OSAKA Fa' pur! Ahimè, che noia! (Se ne va sbadigliando.) Vo! Sbadiglio! KYOTO (con astuzia parlando fra sè) Colle piccine gran maestra è natura. O moine o paura! Osaka è giovin ; vede ratto, e ratto ei vuole il suo desìo tradotto in fatto. Esperienza e pazienza! A me! Vediam! (Con occhio conoscitore osserva e studia attentamente Iris) Perfetta! E in una vesta ancor più trasparente di codesta, come se indosso avesse a veste il nulla, vedrete qual trionfo di fanciulla! (Scegli una veste e fa cenno alle donne di vestirne Iris.) Alla toeletta! Olà! (Le donne accorrono; Iris impaurita vuol fuggire.) (irritato) Con me ritrosa? (imperioso) Qui s'obbedisce! Bada! Per le putte cattive c'è la morte! (Apre la parete a destra e mostra ad Iris un precipizio oscuro e fondo: Iris indietreggia impaurita) Chiamo il Vampiro e fatta è la tua sorte! IRIS (implorando) No, non fatemi male! KYOTO (rabbonito) Non lo voglio! (insinuante; prende il pupo che nella commedia rappresentava Jor e lo porge ad Iris) E se obbedisci, guarda! È tuo! IRIS (Sorpresa, prende con gioia il pupo) È Jor! |
IRIS (Se despierta y mira alrededor asombrada) Siempre sueños, sueños y sueños... ¡Oh, que bello velo! ¡Oh, la suave tela toda llena de reflejos! ¡Ahora mi vestido es un velo transparente como el agua y las nubes! ¡Si siento casi vergüenza! Ya no tengo mis chinelas de laca negra; (Levantándose y caminando) ¡Llevo sandalias doradas, y el pie las calza tan cómodamente que me parece caminar sobre un prado de plumas! (Y de repente vuelven a la mente trastornada de la ingenua muchacha la escena del teatrillo, la danza de las geishas y... el rapto.) ¡Aquí! ¡Ahora recuerdo! ¡Sí, el teatro! ¡Dhia! ¡La danza de las geishas! ¡El negro manto del Vampiro me envuelve! ¿Dónde estoy? Muerta debo estar. ¡Sí, estoy muerta! (Mirando alrededor más atentamente, murmura entre la angustiada y alegre) ¿Y esta bella casa es el Paraíso? (Se oye el dulcísimo sonido de un samisen oculto: Iris escucha. Un samisen atrae su mirada.) ¡Quien está muerto todo lo sabe, decía el bonzo! (Coge el samisen.) ¡Me cantaré con él la Canción de Nániva! "Surge del mar la Luna... (intenta acompañarse con el samisen, pero de sus dedos sale el más discordante y extraño sonido) Es Luna llena... un junco hacia allí me lleva; yo voy sobre las aguas que me (interrumpiendo) La voz canta ¡pero el sonido no la acompaña! (Deja malhumorada el instrumento, mientras vuelve el sonido interno del samisen.) ¡Dicen grandes mentiras en el mundo de los vivos! Quien de vivo no sabe, no sabe de muerto. (Se gira curiosa y maravillada admirando los ricos biombos y las preciosas pinturas. Ve pinceles y colores sobre una mesa. Se acerca y atraída por el misterio de los colores se sienta a la mesa intentando pintar. Quiere pintar una flor, pero en su lugar le sale una serpiente; Iris arroja enfadada la hoja de papel. Ahora intenta pintar un cielo azul, pero las inexpertas manos no consiguen más que trazar una mancha grisácea. Desalentada, deja caer los pinceles.) ¡Yo pinto... pinto, pero mi pincel en vano lo extiendo, lo mojo! ¡Mi mano se mueve en vano! ¡En vano, en vano se mueve mi mano! Yo imagino una flor, ¡y me sale en su lugar una serpiente horrorosa, toda roja de sangre! Si quiero un cielo, azul en mi pensamiento, ¡es un velo obscuro, un velo tintado de negro! La fantasía con él me vuela y me trae de mi casa la pequeña puerta; allí la pupila de un ciego al fin siente un destello, un punto de luz incandescente que refulge y brilla, ¡pero es el lucir de una lágrima que lentamente se desliza! (Desalentada, esconde el rostro entre las manos.) ¡En el paraíso, dicen, no se llora! ¡Y yo de lágrimas... tengo mis ojos llenos! (Una cortina se alza lentamente y Kyoto introduce a Osaka. Los dos hombres se detienen en el umbral de la puerta y mirando a la muchacha sentada ante la mesita de las pinturas.) OSAKA (hablando por lo bajo con Kyoto) A un gesto mio envía los vestidos y los regalos. KYOTO ¡Sí, los mandaré! OSAKA Y en cuanto a ti, inútil aquí... ¡fuera! KYOTO ¡De maravilla! ¡Me voy! (El taokomati desaparece tras la cortina, dejando solo al joven señor voluptuoso y a la ingenua muchacha.) (A las palabras de Osaka Iris se gira sorprendida, lanza un grito y retrocede miedosa. Osaka la detiene admirado.) OSAKA ¡Oh, cómo tu sutil cuerpo se gira y toma tu forma el flexible vestido nocturno! Sin poder evitarlo te miro y miro de cabeza a pie y el alma se apaga en la sorpresa vaga, en el portento gentil de tu belleza, que, como una gran fiesta, triunfa en ti. (Osaka se acerca cada vez más a Iris. Ésta se retrae todavía más, sorprendida y asustada.) IRIS (para sí) ¡Conozco esta voz! ¡Yo ya la he escuchado! A cada palabra me recuerda a... ¡Es la voz de Jor! ¡Es Jor! ¡Es Jor! OSAKA ¿Por qué retrocedes si junto a ti me conduce mi deseo? (Iris se detiene temerosa y Osaka llega junto a ella.) ¡Dentro de tus velos deja que mi mirada deseosa penetre! ¡En tus ojos veo todos los cielos! ¡El perfume bebo en ti de todos los mayos! (Osaka acaricia la cabeza de Iris ésta cierra temerosa los ojos. Al roce del joven los alfileres caen y descienden libremente los largos cabellos que fluyen hacia abajo por las espaldas de Iris, cubriéndola como un manto.) OSAKA (acariciando voluptuosamente los cabellos de Iris) ¡Ah, tus cabellos... son tan largos y tantos que encadenarían a tu alrededor... a todos los hombres! ¡Tú me encadenas y por el camino, muchacha, por donde tú quieras, ay, tú, llévame! IRIS (incrédula, casi sonriendo y recogiéndose los cabellos) (para sí) A nadie había escuchado decirme tantas cosas bonitas. ¿Iris bella? ¡Nadie lo cree! Sólo un hombre me ha dicho que soy graciosa, mi padre, ¡que es ciego y no ve! OSAKA ¡Tu cuerpo se enciende con un candor más blanco que el Fujiyama! ¡Boca rojísima! ¡Fresca fuente donde brotan todas las dulzuras y todas las caricias! ¡Donde mi viva sangre se restaura! (Iris sonríe al escuchar las palabras ardientes de Osaka.) ¿Te ríes? ¿Ríes? ¡Ríe! ¡Ríe, otra vez! IRIS (para sí con temor y vergüenza) He hecho mal en reír, pero no sé si moverme o estar quieta ante sus palabras, ¡si hacerle una reverencia! Le diré: "¡Señor!" ¡No! "¡Rey!" Es poco... "¡Hijo del Sol!" OSAKA ¿Te sonrojas de mis palabras? ¡No te sonrojes! Deja enrojecer al sol; él cada día ha de declinar. ¿Y tú? ¡Subes, subes, altísima, hasta la superior aurora, hasta los superiores horizontes de mi amor! IRIS ¡Hijo del Sol! OSAKA (da una estridente carcajada. Iris se retrae otra vez, asustada.) Ah, tú, muchacha, ¿todavía me crees Jor el de la comedia? ¡Ahora represento la Vida! Era yo, vestido de actor para hacerte mía, para raptarte. ¡Abre los ojos, muchacha! Mira y aprende la Vida. ¿Mi verdadero nombre quieres tú saber? Pues bien, muchacha, yo me llamo: "¡El Placer!" IRIS (recordando y con acento de terror) Un día, era pequeña, en el templo vi un bonzo tras un biombo todo lleno de símbolos, que me desveló el contenido de un misterio... Era un lugar en un gran mar muerto color del bronce; y había un cielo rojo como la sangre, de un rojo lívido; y una gran playa, una gran playa muerta gris y negra... Una muchacha allí yacía, recostada, delgados sus miembros, despeinados sus cabellos y en la boca una risa que era como un espasmo... Sobre el mar muerto un gran pulpo entretanto sacaba la cabeza... Y la muchacha por el gran ojo fijamente era observada; ella, entregada a la terrible mirada, ¡fijamente miraba! Sobre el mar muerto los viscosos tentáculos movía el monstruo, y por las piernas, por los riñones y la espalda, después por los cabellos y la frente y los ojos y el pecho delgado y jadeante, y por los brazos, ¡la oprime y enlaza! ¡La oprime y enlaza mirándola! ¡Y ella sigue riendo! Ella ríe y muere con un extremo espasmo que parece una risa... ella ríe y muere, ¡y muere! Y dice el bonzo con fuerte voz: "¡Ese pulpo es el Placer... Ese pulpo es la Muerte!" (Iris se deja caer a los pies del joven, llorando y permaneciendo abatida por el miedo y el dolor.) ¡Ay, quiero volver junto a mi padre! OSAKA (con cinismo) ¡Son las locuras de los bonzos jactanciosos e hipócritas que ante el aliento de un beso se desvanecen! (A un gesto de Osaka las koumaro traen y extienden a los pies de Iris telas, joyas, abanicos, flores.) OSAKA (mirando a Iris y atrayéndola hacia sí poco a poco.) Ahora dame tu brazo, ¡brazo de nieve y marfil! ¡Entorno al cuello así abrázame! ¡Suelta tus cabellos! (soltándole otra vez los cabellos) ¡La morena cabeza sobre mi pecho abandona! Con tus ojos en mis ojos... ¡Tú y yo, labios contra labios! ¡Desciendo y toco la dulce boca! (Osaka se abandona sobre la boca de Iris, que está casi desvanecida, murmurando y suplicando.) ¡Y este es el beso! (Iris, apartándose de Osaka, se detiene aterrada, después comienza a llorar.) OSAKA (mirándola con sorpresa) ¿Lloras? IRIS ¡Pienso en mi padre! OSAKA ¡Le daré vestidos y dinero! IRIS ¡Pienso en mi casa! OSAKA ¡Tendrás palacios! IRIS ¡Pienso en mi jardín! OSAKA ¡Los tendrás muy grandes con macizos de flores! IRIS ¡Pero no serán mis flores! OSAKA (aburrido y desdeñoso) (para sí) ¡Nos es más que una muñeca! Ningún deseo tienes de todo este esplendor, ¿vestidos, oro? ¿Y el beso es una brasa que no muerde tu corazón? ¡Pide, muchacha! ¡Ordena! ¡Algún deseo debes tener! IRIS ¡Quiero mi jardín! Yo quiero mi jardín, con su seto que lo rodea, mi casita blanca con el susurro del río, con su aldea a la izquierda, con el valle y los prados, con el sol que apenas es de día aparece sobre los elevados flancos del Fujiyama y... ¡me llama, me llama! (Permanece inmóvil.) (Kyoto entra) OSAKA (enfadado, volviéndose hacia Kyoto) ¡Desde hace una hora me aburro! ¡Es una muñeca de comedia! ¡Muñeca de madera; ya no la quiero! ¡Un buen consejo, acepta! KYOTO (con fingida sumisión) ¡Siempre Kyoto aprende! OSAKA (imitando a Iris) ¡Que vuelva a su casita! KYOTO ¿Es éste tu consejo? ¡La expongo en el Yoshiwara! OSAKA ¡Hazlo pues! ¡Ay de mi, que aburrimiento! (Se va bostezando.) ¡Me voy! ¡Me duermo! KYOTO (con astucia hablando para sí) Con las pequeñas es buena maestra la naturaleza. ¡O melindres o miedos! Osaka es joven; mira rápido, y rápido quiere su deseo realizado al momento. ¡Experiencia es paciencia! ¡A mi! ¡Veamos! (Con ojos conocedores observa y estudia atentamente a Iris) ¡Perfecta! Y con una vestidura todavía más transparente que ésta, como si llevara la nada encima, ¡veréis qué triunfo de muchacha! (Escoge un vestido y hace gestos a las mujeres para que vistan a Iris) ¡Arregladla! ¡Vamos! (Las mujeres acuden; Iris asustada quiere huir.) (irritado) ¿Conmigo esquiva? (imperioso) ¡Aquí se obedece! ¡Cuidado! ¡Para las niñas malas ésta es la muerte! (Abre la pared de la derecha y muestra a Iris un precipicio obscuro y profundo: Iris retrocede asustada.) ¡Llamo al Vampiro y ya tu suerte está hechada! IRIS (implorando) ¡No, no me hagas daño! KYOTO (calmado) ¡No lo deseo! (Insinuante; coge el muñeco que en la comedia representaba a Jor y lo entrega a Iris) ¡Y si obedeces, mira! ¡Será tuyo! IRIS (Sorprendida, toma con alegría el muñeco.) ¡Es Jor! |
KYOTO (dietro le suoje, spiando nella via) Annotta! La gente dotta e ghiotta d'ogni cosa vaga e rara s'accalca e indaga! Già arrossa di lumiere il Yoshiwara! Oh, febbre del Piacere! (Intanto le esperte donne cominciano ad abbigliare Iris, dietro un paravento.) La parete sottile scorre e schiude a uno sciame gentile di donne ignude! Qualche altro Osaka certo passerà, e in questa onesta rete di giovinezza incapperà! IRIS (Mentre l'abbigliano, Iris tutta intenta al pupo, si risovviene la dolcissima cantilena del dramma, e mentre la ripete, infantilmente lo fa agire.) Apre la tua finestra! Io sono il Sole! Apri l'orecchio a mie dolci parole! Apri l'anima tua alla fede e spera! Jor ha ascoltata, o Dhia, la tua preghiera! Tu vuoi morir? Morir io ti farò, ma ti farò morir dal sol baciata, ed al paese eterno ti trarrò... (Kyoto si allontana dalla veranda, ed osserva Iris) Ove, o fanciulla, tu sarai amata! KYOTO Vediam! Così stai bene! (Strappa ruvidamente il pupo ad Iris, e lo gitta in alto; una guècha lo afferra a volo.) Ha sonno il piccol Jor; poniamolo a dormire! Or ti conviene sovra la bocca un vago punto in or! (Prende un pennello, e disegna un neo d'oro sulle labbra d'Iris.) Così! Vediam ove posarti... In alto! Ti voglio qui! (Colloca Iris sulla veranda.) Superbamente erette le divine tue forme! Ed or vediam se la gente abbocca! (alle guèchas) Attente, streghe, attente, attente! (colpo di mano, gridato) Via le cortine! (Le guèchas fanno scorrere rapidamente le mobili pareti. Si scorge la strada del Yoshiwara tutta affollata. L'improvvisa apparizione d'Iris attrae subito l'attenzione della folla, che prorompe in entusiasmo.) LA FOLLA Oh, maraviglia delle maraviglie! (Kyoto, appoggiato alla veranda, osserva soddisfatto.) La vaga figlia! È rosa thea! Fior di verbena! Fior di vaniglia! Fra le più vaghe figlie o vaga meraviglia! Giorno di rose e di viole! Notte serena! Parla, bella mousmè! Udiamo l'armonia di tue parole! Parla! L'anima di desìa! Sì, è rosa thea e imbalsama davvero tutta una giovinezza! Una carezza di questo fior darìa vita all'idea d'uno spento pensiero! Gemma pura di natura! Parla, bella mousmè! Parla! Parla! Parla! Ah! KYOTO (esaltandosi di gioia e fregandosi le mani) Son uomo di talento, sì o no? (Un norimon si fa largo nella folla; ne esce Osaka, il quale vedendo Iris, respinge la folla, gridando furente, esaltato.) Ve' che furore! Strana è la gente in fregola d'amore. Io ci guadagnerò a staia i riò! OSAKA Datemi il passo! KYOTO È Osaka! OSAKA Indietro! Indietro! KYOTO Eccolo ancor! È pazzo! OSAKA Indietro! KYOTO (fra sè) Io godo! OSAKA (Aggrappandosi, sale sulla veranda) Iris, son io! Io sono Osaka, Jor... Tutto sarò per te quel che vorrai! Osaka può donarti gemme ed or quanto può darti Jor di luce o rati! E qui or io m'inchino innanzi a te, qui giù, qui giù nel fango! Qui a'tuoi piedi! Curvo a' tuoi piè, fanciulla, Osaka vedi qui giù! Qui giù nel fango! Qui a' tuoi piè! Qui la pazzia prosterno del mio orgoglio che cieco e vil m'ha fatto a tue bellezze! Iris ancor, ancor, ancor ti voglio! dammi l'immenso ciel di tue carezze! (Si slancia verso Iris; ma Kyoto si frammette fra Osaka e la fanciulla.) KYOTO Osaka, io qui son servo a tutto il pubblico! OSAKA (impetuosa e minacciando Kyoto) Io primo fui che tal tesoro vidi! Kyoto, la voglio ancor! Io son pentito! Ebben: chi gareggiar potrà con me? Dò tutto quel che chiedi, ladro, arpìa! (con espansione) Iris divina, deh, sii mia! Iris! (Appare nella folla il Cieco, accompagnato da due merciaiuoli.) IL CIECO Iris? Essa è qui dunque ? IRIS (Rimasta fino all, ora intontita, alla voce del padre sobbalza per la gran gioia.) Sì, son io... (protendendo le braccia verso il padre, mentre la folla sorpresa circonda curiosamente il Cieco) Padre! Son Iris! Ah, qui vieni! Qui! LA FOLLA Suo padre? È un cieco! IL CIECO (implorando i circostanti; la folla, presa subitamente da un senso di pietà, fa largo intorno al Cieco) Conducetemi sotto a la finestra... LA FOLLA Fate largo! Fate largo! IL CIECO ...ove sta la fanciulla svergognata! LA FOLLA Il passo! Il passo! KYOTO (Sorpreso dall'apparizione del Cieco, urla per giustificarsi.) Egli venduto m'ha la figlia sua! IL CIECO (imperioso) Iris, rispondi! Ove sei tu? IRIS Qui, padre! IL CIECO (Guidato dalla voce della figlia, si avvicina, e raccogliendo manate di fango le scaglia contro la veranda: gran movimento di sorpresa nella folla) To', sul tuo viso! To', sovra il tuo fronte! To', nella bocca! To', ne tuoi occhi: fango! LA FOLLA Ah ! (La maledizione del padre rende Iris pazza di dolore, e respingendo tutti da sè, con improvviso slancio si precipita dalla finestra nell'abisso prima mostratole da Kyoto, prorompendo in un grido terribile.) IRIS Ah ! OSAKA (che non arriva in tempo per salvare Iris, rimane terrorizzato alla finestra, davanti all'abisso) Ah! KYOTO (le mani nei capelli) Ah! LA FOLLA Ah! |
KYOTO (tras las esteras, espiando la calle) ¡Anochece! ¡La gente pudiente y caprichosa por cualquier novedad rara se apiña y pregunta! ¡Ya enrojece de luces el Yoshiwara! ¡Oh, fiebre del Placer! (Mientras tanto las expertas mujeres comienzan a adornar a Iris, detrás de un biombo.) ¡Las paredes se corren y descubren un enjambre gentil de mujeres desnudas! ¡Algún otro Osaka pasará seguramente y en esta honesta red de juventud caerá! IRIS (Mientras la adornan, distraída por el muñeco, recuerda la dulcísima cancioncilla del drama, y mientras la repite, infantilmente lo acuna en su regazo) ¡Abre tu ventana! ¡Yo soy el Sol! ¡Abre los oídos a mis dulces palabras! ¡Abre tu alma a la fe y espera! ¡Jor ha escuchado, oh Dhia, tu plegaria! ¿Quieres morir? Yo te haré morir, pero te haré morir besada por el sol, y al país eterno te conduciré... (Kyoto se aleja del mirador, y observa a Iris) ¡Donde, oh muchacha, serás amada! KYOTO ¡Veamos! ¡Así estás bien! (Le quita con rudeza el muñeco a Iris y lo lanza al aire; una geisha lo coge al vuelo.) ¡Tiene sueño el pequeño Jor; pongámoslo a dormir! ¡Ahora te quedará bien sobre la boca un lunar de oro! (Toma un pincel y pinta un lunar de oro sobre los labios de Iris.) ¡Así! Veamos dónde te pongo... ¡En lo alto! ¡Ahí te quiero! (Coloca a Iris en el mirador.) ¡Soberbiamente erectas tus divinas formas! ¡Y ahora veamos si la gente acude! (a las geishas) ¡Atentas, brujas, atentas, atentas! (da una palmada y grita) ¡Fuera las cortinas! (Las geishas hacen descorrer rápidamente las paredes móviles. Se divisa la calle del Yoshiwara toda llena de gente. La imprevista aparición de Iris atrae súbitamente la atención de la gente, que prorrumpe en aplausos.) LA GENTE ¡Oh, maravilla de las maravillas! (Kyoto, apoyado en el mirador, observa satisfecho.) ¡La hermosa muchacha! ¡Es una rosa de té! ¡Flor de verbena! ¡Flor de vainilla! ¡Entre las más sutiles muchachas la más sutil maravilla! ¡Día de rosas y violetas! ¡Noche serena! ¡Habla, bella muchacha! ¡Escuchemos las harmonías de tus palabras! ¡Habla! ¡Mi alma te desea! ¡Sí, es una rosa de té y embalsama en verdad toda su juventud! ¡Una caricia de esta flor daría vida a la idea de un pensamiento olvidado! ¡Gema pura de la naturaleza! ¡Habla, bella muchacha! ¡Habla! ¡Habla! ¡Habla! ¡Ah! KYOTO (saltando de alegría y restregándose las manos) ¿Soy un hombre de talento, sí o no? (Una litera se hace camino entre la gente; sale de ella Osaka, el cual viendo a Irisa, aparta a la gente, grita furioso, exaltado.) ¡Mira qué furor! Extraña es el pueblo en asuntos del amor. ¡Ganaré el oro a raudales! OSAKA ¡Dejadme paso! KYOTO ¡Es Osaka! OSAKA ¡Atrás! ¡Atrás! KYOTO ¡Aquí está otra vez! ¡Está loco! OSAKA ¡Atrás! KYOTO (para sí) ¡Cómo disfruto! OSAKA (impetuoso llega hasta el mirador) ¡Iris, soy yo! ¡Soy Osaka, Jor... ¡Seré todo lo que tú quieras que sea! ¡Osaka puede darte tantas gemas y oro como puede darte Jor luces y relámpagos! ¡Y aquí ahora yo me inclino ante ti, aquí yazgo, aquí yazgo en el fango! ¡Aquí a tus pies! ¡Doblado a tus pies, muchacha, a Osaka ves yacer! ¡Aquí yazgo en el fango! ¡Aquí a tus pies! ¡Aquí la locura humillo de mi orgullo que ciego y vil me ha hecho a tu belleza! ¡Iris, todavía, todavía, todavía te quiero! ¡Dame el inmenso cielo de tus caricias! (Se avalanza hacia Iris; pero Kyoto se interpone entre ambos) KYOTO ¡Osaka, debo atender a todo el público! OSAKA (impetuoso y amenazando a Kyoto) ¡Yo soy quien primero tal tesoro vio! ¡Kyoto, la quiero todavía! ¡Estoy arrepentido! Y bien: ¿quién podrá competir conmigo? ¡Te doy todo lo que quieras, ladrón, canalla! (con énfasis) ¡Iris divina, ay, sé mía! ¡Iris! (Aparece entre la gente el Ciego, con dos mercaderes.) EL CIEGO ¿Iris? ¿Ella está aquí entonces? IRIS (Permanecía hasta ahora como atontada, pero ante la voz del padre grita con gran alegría.) Sí, soy yo... (extendiendo los brazos hacia su padre, mientras la sorprendida gente rodea curiosamente al Ciego.) ¡Padre! ¡Soy Iris! ¡Ah, ven aquí! ¡Aquí! LA GENTE ¿Su padre? ¡Es un ciego! EL CIEGO (implorando a los que le rodean; la gente, presa súbitamente de un sentimiento de piedad, hace sitio alrededor del Ciego.) ¡Conducidme bajo la ventana... LA GENTE ¡Abrid paso! ¡Abrid paso! EL CIEGO ... donde está la desvergonzada muchacha! LA GENTE ¡Paso! ¡Paso! KYOTO (Sorprendido por la aparición del ciego, intenta justificarse.) ¡Él me ha vendido a su hija! EL CIEGO (imperioso) ¡Iris, responde! ¿Dónde estás? IRIS ¡Aquí padre! EL CIEGO (Guiado por la voz de su hija, se acerca, y recogiendo puñados de fango los lanza contra el mirador: gran movimiento de sorpresa entre la gente.) ¡Toma, sobre tu cara! ¡Toma, sobre tu frente! ¡Toma, en tu boca! ¡Toma, en tus ojos: fango! LA GENTE ¡Ah! (La maldición del padre vuelve a Iris loca de dolor, y rechazando a todos de sí, con imprevisto impulso se precipita desde la ventana en el abismo antes mostrado por Kyoto, lanzando un grito terrible.) IRIS ¡Ah! OSAKA (no llega a tiempo de salvar a Iris, permanece aterrorizado en la ventana, ante el abismo) ¡Ah! KYOTO (con las manos en la cabeza) ¡Ah! LA GENTE ¡Ah! |