RINALDO    

El Londres de comienzos del siglo XVIII era la ciudad más importante de Europa y ofrecía una variada oferta musical. El compositor alemán Georg Friedrich Händel (Halle 1685 - Londres 1759) acudió a ella en busca de fortuna contactando con Aarón Hill, empresario del teatro Haydemarket. Las obras que representaba Aarón estaban repletas de fantasías y efectos especiales, destinados a atraer a un público que disponía de una super oferta musical.

El libreto es obra de Giacomo Rossi, según otro de Aarón Hill, que a su vez estaba basado en la epopeya "La Jerusalén Liberada" de Torcuato Tasso.

La obra, con éxito abrumador, fue estrenada el 24 de febrero de 1711 (primera versión) en el Teatro Haymarket de Londres, interviniendo en ella el bajo Giuseppe María Boschi. El estreno de la segunda y definitiva versión tuvo lugar en la misma ciudad y teatro el 6 de abril de 1731.

Personajes

RINALDO

GODOFREDO DE BOUILLON

ALMIRENA

ARGANTE

ARMIDA

 Caballero Templario    

Caudillo de los Cruzados

Hija de Godofredo

Rey Árabe de Jerusalén

Hechicera Árabe, Amante de Argente

Soprano

Contralto

Soprano

Bajo

Soprano

La acción se desarrolla durante el asedio de Jerusalén, hacia el año 1100, en la Primera Cruzada.

ATTO I


Scena Prima

(Città di Gerusalemme assediata, con porta
in prospettiva, da cui escono soldati alla
battaglia. Da un canto si vede le tende
dell’armata cristiana; Goffredo circondato
da Almirena, Rinaldo e dalle guardie.)

GOFFREDO
Delle nostre fatiche
Siam prossimi alla meta, o gran Rinaldo!
Là in quel campo di palme
Omai solo ne resta
Coglier l'estrema messe,
E già da' lidi eoi
Spunta più chiaro il sole,
Per illustrar co' rai d'eterna gloria
L'ultima di Sion nostra vittoria.
Sovra bale scoscesi e pungenti
Il suo tempio la gloria sol ha.
Né fra gioie, piaceri e contenti
I bei voti ad apprender si va.

RINALDO
Signor, già dal tuo senno
E dal valor di questo braccio armato,
Piange l'Asia rubelle
Nell'estrema agonia l'ultimo fato;
Ciò, che solo mi resta, o prence invitto,
É cogli alti imenei
Della bella Almirena
Giunger a questo cor più lieta sorte;
Ch’unita la virtù, sempre è più forte.

GOFFREDO
Vinta Sion, prendi da me la fede,
Almirena ti fia bella mercede.

ALMIRENA
Rinaldo, amato sposo, eh!
Va, pugna ardito in campo,
Sì, che Sion scuota quel giogo indegno;
Che la face d'amore
Spesso gela nel sen marziale ardore.
Combatti da forte, che fermo il mio sen
Piacer ti prepara, contenti d'ognor.
Con face di gloria bell'iri seren
Adesso risplenda nell'alto tuo cor

(Parte)

GOFFREDO

Questi saggi consigli
Accogli nel tuo sen, prode guerriero!

RINALDO
Quanto possente sei, bendato arciero!
Ogni indugio d'un amante
È una pena acerba e ria.
Il timore sempre lo sferza,
La speranza seco scherza,
Or lo prova l'alma mia.
Ogni indugio...

(Parte)
(S’ode suonar una tromba, che precede un
araldo spedito dalla città e che viene
accompagnato da due guardie sin alla
presenza si Goffredo.)

Scena Seconda

ARALDO
Signor, che delle stelle
Emuli i pregi, a te salute invia
L'eccelso mio monarca; e da te chiede
In un libero varco
Esporti i sensi suoi, con franca fede.

GOFFREDO
Venga il tuo re a suo grado,
Ch'in di lui sicurtà l'onore impegno.

(Parte l’Araldo)

Quivi lo spinge alta cagion di regno.

(Argante esce della città in un carro trionfale tirato da cavalli e seguitato da un gran numero di guardie a piedi e gente a cavallo, e discendo con un corteggio solenne s’accosta alla persona di Goffredo, che si move per incontrarlo.)

Scena Terza

ARGANTE
Sibillar gli angui d'Aletto,
E latrar vorace Scilla,
Parmi udir d'intorno a me.
Rio velen mi serpe in petto,
Né ancor languida favilla
Di timor, pena mi diè.
Goffredo, se t'arrise
Sin qui fortuna, ella incostante sempre
Può ben cangiar sue tempre;
E se saggio tu sei,
Ascolta i detti miei. Per ristorar in parte
I scambievoli oltraggi,
Chiedo, che si sospenda
Sol per tre giorni 'l marzial furore;

GOFFREDO
Chi su base del giusto
Appoggia l'altre imprese,
Non teme della sorte i crudi eventi.
Tu con superbi accenti
Grazie richiedi, e pur ti fian concesse.

Scena Quarta

ARGANTE
Infra dubbi di Marte
Resta sospeso il cuore;
Ma più vaneggia oppresso
Ne' pensieri d'Armida,
Ch'amante in un e mia compagna fida,
Corse a spiar gl'arcani,
Per render de' nemici i moti vani.

(Armida in aria, sopra un carro tirato da due
Dragoni che gettano fiamme e fumo dalla bocca.)


Scena Quinta

ARMIDA
Furie terribili!
Circondatemi,
Sequidatemi
Con faci orribili!
Furie ...

(Arrivato il carro a terra, li dragoni lo tirano sin
alla presenza d’Argante che va ad incontrar Armida.)


ARGANTE
Coma a tempo giungesti,
Cara, per consolar l'alma smarrita!

ARMIDA
Signor, se ben confusi
Son gli enigmi del fato,
Io con note tremende
Pur forzai quell'abisso
A scior in chiaro suon distinti accenti,
Ed a mie brame ardenti
Rispose in tuono amico:
"Se dal campo nemico
Svelto fia di Rinaldo il gran sostegno,
Spera pur d'Asia il desolato regno."

ARGANTE
Io spegnerò quell'empio.

ARMIDA
T'arresta, o caro,
e sol di me fia cura,
D'allontar quel forte
Dalle squadre nemiche.
Nel mio poter t'affida!

ARGANTE
Parto, e in te sol l'anima mia confida

ARMIDA
Molto voglio, molto spero
Nulla devo dubitar.
Di mia forza all'alto impero
Saprò il mondo assoggettar.
Molto ...

(Luogo di delizie con fonti, viali ed uccelliere
in cui volano e cantano gli uccelli.)


Scena Sesta

ALMIRENA
Augelletti, che cantate,
Zeffiretti che spirate
Aure dolci intorno a me,
Il mio ben dite dov'è!
Augelletti ...
Adorato mio sposo,
Vieni a bear quest'alma!

RINALDO
Al suon di quel bel labbro
Corron festosi a te gli affetti miei,

ALMIRENA
Bella stella d'amore
Nelle pupille tue folgora il lume

RINALDO
Per te sola, o mio nume,
In dovuto olocausto
Ardon le faci mie,

ALMIRENA
Tu solo a' miei martiri
Porgi placida calma.

RINALDO
Per te vive il mio cor,
si strugge l'alma.

ALMIRENA
Scherzano sul tuo volto
Le grazie vezzosette

RINALDO
Ridono sul tuo labbro
I pargoletti amori
a mille, a mille.

ALMIRENA, RINALDO
Nel bel fuoco di quel guardo
Amor giunge al forte dardo
Care faville.

(Armida strappa Almirena per forza dalle
mani di Rinaldo e vuole condursela via.)


Scena Settima

ARMIDA
Al valor del mio brando
Cedi la nobil preda!

ALMIRENA
Oh dei, che fia?

RINALDO
Non cederò Almirena,
Se col fulmine in mano
La chiedesse il Tonante.

ARMIDA
Tanto ardisci, arrogante?

(Rinaldo tira la spada contro Armida, che impugna
pure il ferro verso di lui e si mette in atto di

battaglia glia. Ma mentre sono per battersi
discende una nubenegra ripiena de monstri orribili
che mandado no no fuori fiamme e fumo con gran
muggiti e comprendo Armida ed Almirena, le porta
seco in aria lasciando in loro vece due furie
spaventevoli che, dopo aver deriso Rinaldo, se
profondano sotterra)

(Goffredo e Rinaldo immobile, cogli occhi fissi
e sommerso in una gran confusione.)


Scena Ottava

GOFFREDO
Ch'insolito stupore
Lega gli sensi tui prode campione?

RINALDO
Tale stupor m'occupa i sensi, e tale
È il dolor che m'accuora,
Che posso a pena articolar gli accenti!
Qui con note innocenti
Stavo spiegando del mio cor gl'affetti
Alla bella Almirena:
Quando (oh cieli, che pena!)
Amazzone corsara
mi rapì a me gioia sì rara,
Cor ingrato, ti rimembri,
E non scoppi di dolor!
Ma se stupido rassembri,
Ti risvegli il mio furor!

GOFFREDO
Un mio giusto dolor l'anima ingombra.
Ma tra sì fieri eventi
non s’abbatte il mio cor,
Rinaldo, spera,
Ch'a piè d'un monte, in cavernoso sasso,
Giace uom, che delle stelle
Spiar sa il corso, e qual virtude alligna
Nelle pietre, nell'erbe;
Questi m'è noto, ivi
Pronti n'andrem a ricercar consiglio,
Almirena per trar dal grave esilio.

Scena Nona

RINALDO
Di speranza un bel raggio
Ritorna a consolar l'alma smarrita;
Sì adorata mia vita!
Corro veloce a discoprir gl'inganni;
Amor, sol per pietà, dammi i tuoi vanni!
Venti, turbini, prestate
Le vostre ali a questo piè!
Cieli, numi, il braccio armate
Contro chi pena mi diè!

ACTO I


Escena Primera

(En las puertas de la asediada ciudad de
Jerusalén se ven a unos soldados que
marchan a la batalla. A un lado las tiendas
del ejército cristiano; Almirena, Rinaldo y
los guardias rodean a Godofredo.)


GODOFREDO
De nuestra fatiga
estamos próximos del final, ¡oh gran Rinaldo!
Allí, en aquel campo de palmeras
sólo nos falta
recoger la última cosecha.
Ahora, desde las playas del mar
despunta más claro el sol
para iluminar con sus rayos de eterna gloria
nuestra última victoria en Sión.
Sobre las escarpadas y altivas murallas
la gloria del templo sobresale.
Seguro que entre alegrías, placeres y gozos
buenas noticias vamos a escuchar.

RINALDO
Señor, ya tu juicio
y el valor de tu fuerte brazo,
llora el Asia rebelde
en la agonía de su destino final.
Sólo me queda, ¡oh príncipe invicto!
Tomar en matrimonio
a la bella Almirena,
para que en mi corazón,
queden unidas la virtud y el valor.

GODOFREDO
Vencida Sión, confía en mí,
pues Almirena será tu más bella recompensa.

ALMIRENA
¡Rinaldo, amado esposo!
Ve y lucha intrépido en el campo de batalla.
Sí, que Sión se libere de aquel yugo indigno
y que la llama del amor
alimente el pecho de un fogoso guerrero.
Combate con valor, pues mi pecho te espera
lleno de placer y alegría.
Tus bellos ojos brillan de gloria
por la nobleza de tu corazón.

(Se va)

GODOFREDO

Estos sabios consejos
acoge en tu pecho, valiente guerrero.

RINALDO
¡Que poderoso es el divino arquero!
Cada demora para un amante
es una pena cruel y horrenda.
El temor siempre lo flagela,
la esperanza con él bromea,
bien lo sabe mi alma.
Cada demora...

( Se va)
(Se oye sonar una trompeta, que precede a
un heraldo enviado de la ciudad acompañado

por dos guardias. Se presenta ante
Godofredo.)

Escena Segunda

HERALDO
Señor, que de las estrellas
emulas su brillo, te envía saludos
mi excelso monarca, y te pide
una audiencia con garantías
para exponer sus deseos abiertamente.

GODOFREDO
Venga tu rey a su agrado,
que por su seguridad mi honor empeño.

(Se va el heraldo)

Aquí lo trae alta razón de estado.

(Tirado por caballos, sale de la ciudad un carro triunfal transportando a Argante. Lo siguen un gran número de guardias a pie y a caballo, y descendiendo con un solemne cortejo se aproxima a Godofredo, que sale a su encuentro.)

Escena Tercera

ARGANTE
El silbar de las serpientes de Aletto
y el ladrido voraz de Scilla
me parece oír en torno a mí.
Un río de veneno serpentea en mi pecho,
donde aún lánguido palpita
con temor, inspirándome pena.
Godofredo, si te ha sonreído hasta ahora
la inconstante fortuna,
bien podría hoy cambiar su capricho,
y si eres sabio, escucha lo que digo.
Para reponer en parte
los mutuos ultrajes recibidos,
pido que se suspenda
sólo por tres días el furor militar.

GODOFREDO
Quien sobre la base de la justicia
apoya su noble empresa,
no teme, de la suerte, los crueles vaivenes.
Tú, con orgullosas palabras
clemencia reclamas, y yo te la concedo.

Escena Cuarta

ARGANTE
Ante el descanso de Marte
queda tranquilo mi corazón.
Pero desvaría y sufre,
pensando en Armida,
que amante y fiel compañera,
corre a espiar tus secretos
haciendo vanos los movimientos enemigos.

(Armida en el aire, sobre un carro tirado por dos
dragones que arrojan llamas y humo por la boca.)


Escena Quinta

ARMIDA
¡Furias terribles!
rodeadme,
seguidme
con cara horrible!
¡Furias!....

(El carro llega a tierra, los dragones la
traen a la presencia de Argante que va al encuentro de Armida.)


ARGANTE
A tiempo llegaste, querida,
para consolar un alma turbada.

ARMIDA
Señor, a pesar que confusos son
los enigmas del destino,
yo, con voz firme, para conseguir
que en aquel abismo se me diera respuesta,
hablé con las diversas voces,
y a mis deseos ardientes
respondió en tono amigo:
"Si en el campo enemigo
confía en Rinaldo,
espera también de Asia el desolado reino."

ARGANTE
Yo acabaré con ese impío.

ARMIDA
¡
Detente, oh querido!
Obtendrás mi ayuda.
Alejaré de la fortaleza
al ejército enemigo.
¡En mi poder confía!

ARGANTE
Me voy y en ti sólo mi alma confía.

ARMIDA
Mucho quiero, mucho espero
en nada debo dudar.
Con mi fuerza, al gran imperio,
sabré del mundo defender.
Mucho...

(Paraje delicioso con fuentes, paseos y pajareras
en los que vuelan y cantan los pájaros.)


Escena Sexta

ALMIRENA
¡Pájaros cantores,
dulces brisas,
deliciosos aires en torno a mí,
decidme! ¿dónde está mi bien?
¡Pájaros...
¡Adorado esposo mío,
ven y haz feliz a mi alma!

RINALDO
Al sonido de esos dulces labios
corren alegres hacia ti mis afectos.

ALMIRENA
La bella estrella del amor brilla,
llena de luz, en tus ojos.

RINALDO
Sólo por ti, ¡oh mi diosa!
con encendido deseo
arden mis mejillas.

ALMIRENA
Sólo tú consigues
traer paz a mi alma.

RINALDO
Por ti vive mi corazón
y se consume mi alma.

ALMIRENA
Alegra tu rostro
la dicha del amor.

RINALDO
Rían en tus labios
los gozos del amor
por siempre, siempre.

ALMIRENA, RINALDO
En el bello fuego de esa mirada
el amor une, a la fuerte flecha,
las ardientes chispas.

(Armida arranca a Almirena por la fuerza de las
las manos de Rinaldo y quiere llevársela.)


Escena Séptima

ARMIDA
Al valor de mi espada
cede la noble presa.

ALMIRENA
¡
Oh dioses! ¿Qué sucede?

RINALDO
No cederé a Almirena,
aunque con el rayo en su mano,
la quisiese Júpiter.

ARMIDA
¿A tanto te atreves, arrogante?

(Rinaldo toma su espada contra Armida, que
empuña la suya y se pone en posición de combate.
Pero cuando están para batirse desciende una nube
negra llena de horribles monstruos echando llamas,
humo y con grandes mugidos cubren a Armida y a
Almirena, llevándolas consigo por el aire y dejando
en su lugar dos espantosas furias que, después de
reírse de Rinaldo, desaparecen, con gran estruendo,
bajo tierra.)

(Godofredo y Rinaldo inmóviles, con los ojos fijos
e invadidos por una gran confusión.)


Escena Octava

GODOFREDO
¿Qué insólito estupor
aturde tus sentidos valiente campeón?

RINALDO
¡Tal estupor me invade los sentidos, y tal
es el dolor que me aflige,
que puedo apenas articular palabra!
Aquí, con palabras inocentes
estaba hablando de los afectos de mi corazón
a la bella Almirena, cuando
¡Oh, cielos, qué desgracia!
una amazona pirata
me robó mi alegría.
¡Corazón, sé fuerte
y no estalles de dolor!
¡Pero si herido quedas,
que despierte mi furor!

GODOFREDO
Un justo dolor aflige mi alma
al ver los feroces eventos
que se abaten sobre mi corazón.
¡Rinaldo, espera!
Al pie de un monte, en una caverna rocosa,
hay un hombre, que de las estrellas
espía su marcha, y con tal virtud lee
en las piedras y en la hierba,
que todo le es conocido.
Allí pronto vayamos a buscar consejo,
para rescatar a Almirena del cruel exilio.

Escena Novena

RINALDO
Un bello rayo de esperanza
vuelve a consolar mi afligida alma.
¡Sí, adorada vida mía!
¡Corro veloz a descubrir los engaños!
¡Amor, por piedad, dame tus alas!
¡Vientos, torbellinos, prestad
vuestras alas a mis pies!
¡Cielo, dioses, mi brazo armad
para combatir contra quien esta pena me dio!

ATTO II


Scena Prima

GOFFREDO
Siam prossimi al porto,
Per prender conforto
Al nostro penar.
Siam ...

(Mentre s’affrettano per seguire il loro viaggio
La Sirena che sta nella barca invita Rinaldo ad
Entrarvi.)


SIRENA
Per accor d'Almirena
I più dolci sospiri,
Entra, Rinaldo, in questo augusto pino
Ella quivi mi spinse, ella t'attende
Colà in spiaggia romita,
Mesta, sola e tradita;

(Mentre li suddetti restano attoniti
per quell’invito, le Sirene saltano e cantano.)


SIRENE

Il vostro maggio
De' bei verdi anni,
O cori amanti,
Sempre costanti
Sfiorate in amore!
Né un falso raggio
D'onor v'affanni,
Che sol beato
Chi amante amato
Possede un bel core.
Il vostro ...

RINALDO
Qual incognita forza
Mi spinge ad eseguir l'alto commando?

(Sta un poco sospeso e poi con furia si
risolve d’intrar in barca, ma viene arrestato
da Goffredo.)


Sì Almirena, mia vita,
A te ne vengo.

GOFFREDO
O gran guerrier, t'arresta,
Ferma l'incauto piede!

(Mentre sta sospeso, la Sirena lo richiama di
novo, ed egli furiosamente vuol entrare in barca,
ma viene fermato da Goffredo.)


SIRENA
Rinaldo, affretta i passi!

RINALDO
Sì, Almirena, a te corro.

GOFFREDO
La tua gloria?

RINALDO
Ne freme.

GOFFREDO
Il tuo senno?

RINALDO
Languisce.

GOFFREDO
Frena l'ardir!

RINALDO
Non devo.

GOFFREDO
Sion ti chiama.

RINALDO
Ed il mio ben m'invita.
Il tricerbero umiliato
Al mio brando renderò,
E d'Alcide l'alto fato
Colà giù rinnoverò.
Il tricerbo ...

(Entra nella barca con furia, e la Sirena subito
s’allarga in alto mare. Le sirene cantano e saltano

sin a tanto che la barca si vede: ma, perduta di
vista, si sommergono nel mare, e Goffredo,
avendolo seguito cogli occhi, resta confuso.)

(Giardino delizioso nel palazzo incantato
d’Armida.)


Scena Seconda

ALMIRENA
Armida, dispietata!
Colla forza d'abisso
Rapirmi al caro ciel de' miei contenti!
E qui con duolo eterno
Vivia mi tieni in tormentoso inferno!

ARGANTE
Non funestar, o bella,
Di due uci divine il dolce raggio,
Che per pietà mi sento il cor a frangere.

ALMIRENA
Signor, deh, per pietà, lasciami piangere!

ARGANTE
Tu, del mio cor reina
Con dispotico impero,
Puoi dar legge a quest'alma.

ALMIRENA
Ah! Non è vero.

ARGANTE
Della mia fedeltade
Qual fia un pegno sicur?

ALMIRENA
La libertade.

ARGANTE
Malagevol commando!

ALMIRENA
Dunque lasciami piangere.
Lascia ch'io pianga
Mia cruda sorte,
E che sospiri
La libertà.
Il duolo infranga
Queste ritorte
De' miei martiri
Sol per pietà.

ARGANTE
T’arresta, oh Dio! Non piangere
Che l’indegno tuo laccio io vuò pur frangere.
Basta che sol tu chieda,
Per ottener da me,
Bocca amorosa.
Solo ch'il cor ti veda,
Tutto si perde in te,
Guancia vezzosa!
Basta ...

(Vanno via)

Scena Terza

ARMIDA
Cingetemi d'alloro
Le trionfali chiome!
Rinaldo, il più possente,
Terror dell'armi Assire,
In umile olocausto
Sull'altar del mio sdegno
Cadrà svenato al suolo.
Conducetelo quivi, o spirti, a volo!

(Due spiriti conducono Rinaldo alla presenza
d’Armida.)


Scena Quarta

RINALDO
Perfida, un cor illustre
Ha ben forza bastante
Per disprezzar l'inferno;
O rendimi Almirena,
O pagherai con questo acciar la pena.

ARMIDA
(fra sè)
Splende su quel bel volto
Un non so che, ch'il cor mi rasserena.

RINALDO
Omai rendi Almirena!

ARMIDA
(fra sè)
Con incognito affetto
mi serpe al cor un’amorosa pena

RINALDO
Rendimi, si crudel, rendimi Almirena

ARMIDA
(fra sè)
Son vinta, si, non lo credea si bello.

(a Rinaldo)

T’amo o caro

RINALDO
Io t'aborro!

ARMIDA
Prendi questo mio cor!

RINALDO
Per lacerarlo.

ARMIDA
Pensa ch'io son…

RINALDO
Tiranna.

ARMIDA
Risolvi…

RINALDO
La vendetta.

ARMIDA
Per pietade!

RINALDO
A te corro, o mia diletta!

(Vuol andarsene)

ARMIDA
Fermati!

RINALDO
No, crudel!

ARMIDA
Armida son, fedel…

RINALDO
Spietata, infida!
Lasciami!

ARMIDA
Pria morir!

RINALDO
Non posso più soffir.

ARMIDA
Vuoi ch'io m'uccida?
Fermati ....

(Armida si cangia in Almirena.)

Scena Quinta

ARMIDA
Ah! Rinaldo!
Crudel, tu ch'involasti
Al mio core la calma,
Un sol guardo mi nieghi a tante pene?

RINALDO
Dove sei, idolo mio? Sei tu, mio bene?
Cara sposa, amante cara, dove sei?
Deh! Ritorna a’ pianti miei
Del vostro Erebo sull’ara
Con la face del mio sdegno
Io vi sfido o spirti rei.
Cara sposa ...

(Parte)

Scena Sesta

ARMIDA
Dunque i lacci d'un volto,
Tante gioie promesse,
Li spaventi d'inferno,
Forza n'avran per arrestar quel crudo?
E tu il segui, o mio core!
Fatto trofeo d'un infelice amore!
No! si svegli 'l furore,
Si raggiunga l'ingrato,
Cada a' miei piè svenato! Ohimè! Che fia?
Uccider l'alma mia?
Ah! Debole mio petto,
A un traditor anco puoi dar ricetto?
Su, su, furie, ritrovate
Nova sorte di pena e di flagello!
S'uccida, sì…ah!, ch'è troppo bello!

(Armida riprende la forma di Almirena,
poi viene Argante.)


Scena Settima

ARMIDA
Riprendiam d’Almirena
Il mentito sembiante in questo loco,
Che forse qual farfalla
Ritornerà Rinaldo suo bel foco.

ALMIRENA
Ah! Crudel,
Il pianto mio
Deh! Ti mova per pietà!
O infedel,
Al mio desio
Proverai la crudeltà!
Ah! Crudel ...

ARGANTE
Anima mia, ti rasserena omai,
Che della cruda Armida
In breve ti trarrò da lacci indegni.

ARMIDA
Traditor! Dimmi: è questa
Del mio amor la mercede?

ARGANTE
Oh dei! Che miro?

ARMIDA
Io, ch'il mio cor ti spiego
Con affetti!
Io, che l'inferno altero,
Slego a tuo pro!
Tradirmi!

ARGANTE
Scusa un lampo
D'intempestivo amor!

ARMIDA
I fulmini vedrai del mio furore.

ARGANTE
T'acqueta!

ARMIDA
No, no.

ARGANTE
Sì, superba, amo Almirena.
Fa ciò, che t'aggrada;
Senza i demoni tuoi basta mia spada.

(Argante fugge sdegnato.)

ARMIDA
Vo' far guerra, e vincer voglio,
Collo sdegno chi m'offende
Vendicar i torti miei.
Per abbatter quel orgoglio,
Ch'il gran foco i sen m'accende,
Saran meco gli stessi dei.
Vo’ far...

ACTO II


Escena Primera

GODOFREDO
Estamos próximos al puerto,
pronto daremos consuelo
a nuestro penar.
Estamos...

(Mientras se apresuran por seguir su viaje la
sirena que está en la barca invita a Rinaldo
a entrar.)


SIRENA
Por oír de Almirena
los más dulces suspiros,
entra, Rinaldo, en este augusto navío.
Ella aquí me envía, ella te está aguardando allá,
en una playa solitaria,
triste, sola y traicionada.

(Mientras los demás quedan atónitos por
esa invitación, las sirenas saltan y cantan.)


SIRENAS
¡El mayo de vuestros
jóvenes años,
oh corazones de amantes,
siempre constantes
gozáis del amor!
Ni un falso rayo
de honor os preocupa,
que sólo es afortunado
quien, amante amado,
posee un bello corazón.
¡El mayo...

RINALDO
¿Qué desconocida fuerza
me impulsa a seguir el alto mandato?

(Duda un momento y luego con furia
resuelve entrar en la barca, pero es detenido
por Godofredo.)


Sí, Almirena, vida mía,
A ti vengo.

GODOFREDO
¡Oh, gran guerrero, detente,
no des un incauto paso!

(Mientras duda, la Sirena lo llama de
nuevo, y el furiosamente quiere entrar en la
barca, pero es detenido por Godofredo.)


SIRENA
¡Rinaldo, detén tus pasos!

RINALDO
¡Sí, Almirena, hacia ti corro!

GODOFREDO
¿Y tu gloria?

RINALDO
¡
No temo perderla!

GODOFREDO
¿Y tu cordura?

RINALDO
Languidece.

GODOFREDO
¡Detén tu ardor!

RINALDO
¡No debo!

GODOFREDO
¡Sión te llama!

RINALDO
¡Y mi bien me invita!
Cancerbero, humillado,
ante mi espada se rendirá,
y el destino de Alcide
allí abajo cambiaré.
Cancerbero...

(Entra a la barca con furia, y la Sirena rápidamente
se arroja al mar. Las sirenas cantan y saltan mientras
la barca se ve; pero, perdida de vista, se
sumergen en el mar, y Godofredo, habiendo seguido
todo con sus ojos, permanece inmóvil.)

(Hermoso jardín en el palacio encantado
de Armida.)


Escena Segunda

ALMIRENA
¡Armida, despiadada!
¡Con la fuerza del abismo quieres robarme
el amado cielo de mis alegrías!
Y aquí, con dolor eterno,
aún viva me tienes en tormentoso infierno.

ARGANTE
No llores, oh bella.
El dulce rayo de tus ojos divinos,
partirá mi corazón.

ALMIRENA
¡Señor, ah, por piedad, dejadme llorar!

ARGANTE
Tú, soberana de mi corazón,
con despótico poder
puedes reinar en este alma.

ALMIRENA
¡Ah! No es verdad.

ARGANTE
De mi fidelidad
¿qué promesa quieres?

ALMIRENA
La libertad.

ARGANTE
¡Difícil orden!

ALMIRENA
Entonces déjame llorar.
Deja que llore
mi cruel suerte,
y que suspire
por la libertad.
El dolor infringe
este sesgo
de mi martirio
sólo por piedad.

ARGANTE
¡Detente! No llores
que tu indigno lazo yo quiero romper.
Basta que sólo tú lo pidas,
para obtener de mí
palabras amorosas.
Con sólo que mi corazón te vea
se derrite por ti,
¡Rostro encantador!
Basta...

(Se van)

Escena Tercera

ARMIDA
¡Corona de laureles
la triunfal cabellera!
Rinaldo, el más poderoso,
terror de los ejércitos de Asiria,
en humilde holocausto,
sobre el altar de mi desprecio,
caerá desangrado al suelo.
¡Traedlo aquí, oh espíritus, lo ordeno!

(Dos espíritus conducen a Rinaldo ante la
presencia de Armida.)


Escena Cuarta

RINALDO
Pérfida, un corazón noble
tiene fuerza suficiente
para despreciar al infierno.
¡O me devuelves a Almirena,
o pagarás con esta espada tu osadía!

ARMIDA
(Para sí)
Resplandece en su bello rostro
un no sé qué, que me embarga el corazón.

RINALDO
¡Devuélveme a Almirena!

ARMIDA
(Para sí)
Con extraño afecto
siento en el corazón un amoroso afecto.

RINALDO
¡Devuélveme, cruel, devuélveme a Almirena!

ARMIDA
(Para sí)
Estoy vencida. Sí, no lo creía tan bello.

(A Rinaldo)

¡Te amo, oh querido!

RINALDO
¡Y yo te aborrezco!

ARMIDA
¡Toma mi corazón!

RINALDO
¡Para herirlo!

ARMIDA
Piensa que soy ...

RINALDO
¡Tirana!

ARMIDA
¡Decídete!...

RINALDO
¡Venganza!

ARMIDA
¡Por piedad!

RINALDO
¡Hacia ti corro, oh mi amada!

(Quiere irse)

ARMIDA
¡Detente!

RINALDO
¡No, cruel!

ARMIDA
Yo soy Armida, fiel...

RINALDO
¡Despiadada, infiel!
¡Déjame!

ARMIDA
¡Antes la muerte!

RINALDO
No puedo sufrir más.

ARMIDA
¿Quieres que me mate?
¡Detente!...

(Armida se transforma en Almirena.)

Escena Quinta

ARMIDA
¡Ah! ¡Rinaldo!
Cruel, tú que robaste
a mi corazón la calma,
¿una sola mirada me niegas en tanta pena?

RINALDO
¿Dónde estás, ídolo mío? ¿Eres tú, mi bien?
¿Querida esposa, amante querida, dónde estás?
¡Ah! ¡Retorna mi ira!
En el altar de vuestro obscuro Erebo,
con la fuerza de mi indignación,
¡yo os desafío, oh espíritus indignos!
Querida esposa...

(Se va)

Escena Sexta

ARMIDA
¿Así que ni los lazos de un rostro,
ni la alegría prometida
ni los terrores del infierno
tendrán fuera para detener ese necio?
¡Y tú lo sigues, oh corazón!
¡He hecho un trofeo de un infeliz amor!
¡No! ¡Si se despierta mi furor,
que alcance al ingrato
y caiga exhausto a mis pies!
¡Ay de mí! ¿Qué haré? ¿Matar mi alma?
¡Ah! ¿Mi débil pecho
a un traidor podrá dar refugio?
¡Vamos, vamos, furia, reencuentra
nuevos motivos de pena y dolor!
¡Matarse, sí... ah! ¡Sería demasiado bello!

(Armida retoma la forma de Almirena,
y luego llega Argante.)


Escena Séptima

ARMIDA
Volvamos a tomar de Almirena
el falso rostro en este lugar.
Quizás, cual mariposa,
devuelva a Rinaldo su dulce fuego.

ALMIRENA
¡Ah! ¡Cruel!
¡Qué mi llanto, ah, te conmueva!
¡Por piedad!
¡Oh, infiel,
por mi deseo
sabrás lo que es la crueldad!
¡Ah! ¡Cruel...

ARGANTE
Alma mía, serénate ahora,
que de la cruel Armida
en breve te libraré de las ataduras indignas.

ARMIDA
¡Traidor! Dime:
¿es ésta la paga por mi amor?

ARGANTE
¡Oh, dioses! ¿Qué veo?

ARMIDA
¡A mí, que mi corazón te abro
con afecto!
¡A mí, que el infierno altivo
desató a tu favor!
¡Traicionarme!

ARGANTE
¡Perdona este relámpago
de intempestivo amor!

ARMIDA
¡
Sabrás de los rayos de mi furia!

ARGANTE
¡Cálmate!

ARMIDA
¡No, no!

ARGANTE
¡Sí, soberbia, yo amo a Almirena!
Haz lo que te plazca;
para tus demonios suficiente será mi espada.

(Argante se marcha indignado.)

ARMIDA
¡Voy a hacer la guerra, y vencer quiero!
Con el desprecio que me ofende
quiero vengar mis errores.
Para abatir ese orgullo
que como fuego, el pecho me abrasa,
estarán junto a mí los mismos dioses.
¡Voy a hacer...

ATTO III


Scena Prima

(Orrida montagna con dirupi e cascate d’acqua,
nella sommità di cui si vede il castello incantato
d’Armida, ch’è custodiato da gran numero di
mostri di varia forma. Nel mezzo delle mura appare
una porta con colonne di cristallo e d’ogni sorte
di gemme. Appiedi della montagna v’è una
spelonca, ove abita il mago)

(Goffredo considerando l’altezza della montagna)


GOFFREDO
Tu, a cui vien concesso
Sin delle stelle il penetrar gli arcani,
Degli eventi più strani
Fermar il corso, e grazie ognor dispensi,
D'un alto affar vengo a cercarti i sensi.

(Il mago esce dalla sua spelonca.)

Scena Seconda

MAGO
La causa che vi spinge
In sì remota parte
Nota m'è già; Rinaldo ed Almirena
Colà sull'alte cime
Di quell'orrido sasso in lacci indegni
Della perfida Armida
Giacciono avvinti; il varco
Impossibile fora
Senza un poter prefisso,
Chi mostri suoi colà vuotò l'abisso.

GOFFREDO
L'aprirò colla spada.

(Goffredo impugnando la spada e seguito da’
soldati, ascende la montagna ed il Mago li
sgrida.)


MAGO
Arrestatevi, o forti,
Che nel mar del terror sarete absorti.

(Goffredo e soldati, essendo molto avanzati verso
la cima, si presenta loro una compagnia di mostri
orribili con faci accese, di modo che una parte de’
soldati, atterriti ritornando indietro, un’altra
squadra di mostri taglia loro il cammino; en le
mezzo della loro confusione s’apre la montagna e
gl’inghiotte, uscendo da quella voragine fiamme,
fumo e grandi strepiti. Al fine Goffredo, con parte
de’ soldati, ritorna al Mago.)


GOFFREDO
Qui vomita Cocito
Tutta sua nera peste.
D'Acheronte proviam qui le tempeste.

MAGO
Prodi campioni, non giunge
Il terreno valore
A sormontar quell'infernal furore;
Queste verghe fatal, ch'ora vi porgo,
Faran fuggir quei mostri;

GOFFREDO
Impaziente anelo,
Ch'a forte al fin darà vittoria il cielo.

(Ascendono di nuovo la montagna, ed il Mago sta
osservando il loro passaggio e canta per incoraggiarli. I mostri come prima si presentano loro, ma per virtù di quella verga sono posti in fuga. Arrivati che sono alla cima, toccano colla verga la del castello d’Armida, ed in un subito spariscono porta quelle mura e la montagna medesma con grandissimi strepiti, e resta in vece di quella un mare agitato.)


MAGO
Andate, o forti,
Fra stragi e morti
Senza timore
Or colà su!
Ch'omai v'è guida,
Compagna fida,
Tra quell'orrore
Fatal virtù.
Andate ...

(Superato l’incanto della montagna, il Mago
rientra nella sua spelonca. Rinaldo, che riguarda
in distanza il bosco incantato.)


RINALDO
Orrori menzogneri, a voi ne vengo
Con intrepido core,
Perchè diate più lustro al mio valore.

(S’avanza per entrar nel bosco, quando foco
improvviso si sotterra gli traversa il cammino
E gliene impedisce l’ingresso; Si ritira un momento,
poi risoluto.)


Ma che? Fiamma d’inferno
Offuscherà della mia gloria i rai?
Ritarderà di mie vittorie il corso?

(Tira la spada e si getta arditamente a
traverso Delle fiamme, che appariscono subito,
Ritrovandosi egli nel mezzo del bosco.)


Voi, furie, larve, spettri,
empi demoni, ite colà nelle tartaree grotte
Dell’eterna arra notte:
Tremi l’inferno a quest’acciar, sen fugga:
No; s’abbatta, si strugga!

(Abbatte molti alberi, vendendosi in questo
punto li spiriti fuggir via per aria, quando
All’improvviso escono di sotterra altre piante,
Che riguarda, e poi infuriato.)


Venite idre del nero abisso,
Che con fronte orgoglioso
Offrite nove palme al braccio mio,
Vi consacro all’oblio;
Cadetemi atterrate umile accanto,
E finisca d’Armida il fiero incanto!

(Abbatte quelle piante, vedendosi altri spiriti
fuggire all’aria, e qui finisce l’incanto,
uscendo egli dal bosco, che viene traversato
da molti alberi, non vedendosi più le rovine
né le vestigie del medesimo bosco.)

(Giardino d’Armida, che tiene uno stilo
al petto d’Almirena per ucciderla.)


Scena Terza

ARMIDA
Mori, svenata!

ALMIRENA
O numi!

RINALDO
T'arresta, tel comando per pietà!

ARMIDA
Ho d'aspe il core;
Poiché le fiamme mie sprezzasti, indegno,
Cada costei trafitta,
Olocausto d'amor, vittima al sdegno!

(Mentre Armida vuole lanciar il colpo, Rinaldo
impugna la spada e va con furia verso lei per,
ucciderla ma subito escono dalla terra degli
spiriti per custodirla.)


RINALDO
Al mio braccio cadrai, perfida, esangue!

Scena Quarta

ARMIDA
Nella guardata soglia
Come osaste portar sicuro il piede!
Furie, pronte accorrete, e da sotterra
Venga contro costor l’inferno in guerra.

(Goffredo toccando colla verga il giardino
incantato, in un subito il tutto sparisce, e resta
una gran campagna deserta, nel fondo di cui si
vede la città di Gerusalemme da quella parte
ov’è situata in collina. Nella mura vista di gran
porta a' piedi di cui si vede una strada che con
tortuosi giri vien a terminar nel piano. Goffredo
e Rinaldo corrono ad abbracciarsi; e mentre
Almirena vuol fare lo stesso, Armida la ferma e
tenta di nuovo di ucciderla collo stilo.)


GOFFREDO
Prode Rinaldo!

RINALDO
Glorioso prence!

GOFFREDO
Lascia ch'al sen ti stringa!

RINALDO
Io pur t'annodi

(Rinaldo, impugnata la spada, va contra Armida,
ma nel lanciar il colpo quella gli sparisce sotto
il taglio.)


GOFFREDO
Figlia!

ALMIRENA
Padre!

GOFFREDO
Mia cara!

RINALDO
Idolo mio!

GOFFREDO
Fugga il duol!

ALMIRENA
Rieda il piacer!

TUTTI
E svanisca ogni tormento
al contento, al contento!

ALMIRENA
Bel piacere
È godere
Fido amo!
Questo fa contento il cor.
La fermezza
Sol apprezza
Lo splendor,
Che provien d'un grato cor.
Bel piacere...

ARGANTE
Cara, perdono ti chiedo.

ARMIDA
Io nol rifiuto.

ARGANTE, ARMIDA

Dunque mi sia concesso,
Di purgar il mio error con quest’amplesso.

(S’abbracciano.)
(Suonano tutte sorti d’instrumenti militari, e si
vede uscire della città l’armata che, arrivata a’
piedi del monte, passa con bell’ordine dinanzi
Argante ed Armida, facendo loro gli soliti
saluti militari.)


Al trionfo del nostro furore
Or corriamo que’ mostri a legar;
Che poi, cara/o , questo core
Dolce premio ti vuol dar.
Al trionfo ...

(Vanno via)

Scena Quinta

(S’ode suonare tutti gli strumenti militari de’
cristiani, e l’armata con pompa solenne, a piedi
ed a cavallo, passa dinanzi Goffredo e Rinaldo,
facendo loro i soliti saluti militari.)


RINALDO
Vo’ che Sion oggi umiliata cada,
Del tuo nome in virtù, con la mia spada.

(Rinaldo esce)

Scena Sesta

GOFFREDO
Or la tromba in suon festante
Mi richiama a trionfar.
Qual guerriero e quel amante,
Gloria e amor mi vuol bear.
Or ...

(Rinaldo che conduce Argante incatenato.)

Scena Settima

RINALDO
Goffredo, ecco il superbo in lacci avvolto.

ARGANTE
Argante è vinto, e non il cor d'Argante,

(Almirena conducendo seco Armida prigioniera.)

Numi, che veggio!

ARMIDA
Sommi dei, che miro!
Argante, siam vinti.

RINALDO
Cara, questa è la meta.

ALMIRENA
A cui sospiro.

(S’abbracciano)

ARMIDA
D'un nume il più possente
Han la scorta costor.

RINALDO, ALMIRENA
In te sol l'alma mia si riconforta.

ARMIDA
No, forse ch'al ciel piacque,
Ch'io spegna al fin pentita
Il mio foco infernal colle sacre acque.
Verga indegna, ti spezzo.

(Spezza la verga incantata.)

RINALDO
O clemenza del ciel!

ALMIRENA
Beata sorte!

GOFFREDO
Trionfo alter!
La libertà vi dono.

ARGANTE
Cara, ti stringo.

ARMIDA
Vien sposo al mio trono.

TUTTI
Vinto è sol della virtù
Degli affetti il reo livor.
E felice è sol qua giù
Chi dà meta a un vano cor.

 

ACTO III


Escena Primera

(En la cumbre de una horrible montaña con abismos y
cascadas de agua se ve el castillo encantado de Armida,
 custodiado por gran número de monstruos de
variadas formas. En medio del muro aparece una
puerta con una columna de cristal con toda clase de
gemas. A los pies de la montaña se ve una cueva
donde habita un mago)

(Godofredo aludiendo a la altura de la montaña)


GODOFREDO
Tú, a quien le es concedido
penetrar en los secretos de las estrellas,
y de los sucesos más extraños detener el curso.
Puesto que tu gracia siempre nos dispensas,
por un alto asunto vengo a buscar consejos.

(El mago sale de su cueva)

Escena Segunda

MAGO
La causa que os trae
a tan remoto lugar ya la conozco.
Rinaldo y Almirena,
allí en las altas cimas
de aquella horrible piedra,
con lazos indignos de la pérfida Armida
están atados.
El camino imposible será cruzar
sin un poder específico,
que de sus monstruos despeje el abismo.

GODOFREDO
Lo abriré con la espada.

(Godofredo empuñando la espada y seguido por
los soldados, sube a la montaña mientras el mago
le reprocha.)


MAGO
¡Deteneos, oh poderosos!
¡El mar del terror os absorberá!

(Godofredo y los soldados, ascienden hacia la cima,
y ante ellos se presenta un batallón de monstruos
horribles con caras encendidas. Una parte de los
soldados, retroceden aterrados, pero otra escuadra
de monstruos bloquean su camino. En medio de la
confusión, se abre la montaña y los traga. Huyendo
de aquella vorágine de llamas, humo y grandes
estrépitos, Godofredo finalmente, con parte de sus
soldados, regresa al mago.)


GODOFREDO
Aquí vomita Cocito
toda su negra peste.
Del Aqueronte proviene hasta aquí la tempestad.

MAGO
¡Valientes campeones!
No alcanza el valor terrenal
para superar aquel infernal furor.
Este cayado mágico, que ahora yo os entrego,
hará huir a esos monstruos.

GODOFREDO
Impaciente anhelo que al fuerte
dará el cielo la victoria.

(Ascienden de nuevo a la montaña, y el mago,
observando su paso, canta para darles coraje. Los monstruos, como la primera vez, se presentan ante ellos, pero por la virtud del cayado son puestos en fuga. Cuando llegan a la cima, tocan con el cayado
 la puerta del castillo de Armida y en un instante
desaparecen con gran estrépito los muros y la montaña
misma, quedando en vez de aquélla un mar agitado.)


MAGO
¡Id allá arriba,
oh valientes,
entre estragos y muerte
sin temor!
Que ahora os guía,
compañero fiel,
en aquel horror
la poderosa virtud
¡Id ...

(Superado el encantamiento de la montaña, el mago
vuelve a entrar en su cueva. Rinaldo, que se refiere
en la distancia al bosque encantado.)


RINALDO
Pérfidos hechizos, a vosotros vengo
con el corazón intrépido,
para que deis mayor brillo a mi coraje.

(Cuando avanza para ingresar al bosque, sale de
improviso un fuego de la tierra y se atraviesa en
su camino, impidiéndole entrar. Retrocede un
momento, después sigue resuelto.)


¿Pero qué? ¿Las llamas del infierno
oscurecerán de mi gloria los rayos?
¿Retrasarán el curso de mi victoria?

(Saca la espada y se arroja audazmente a través
de las llamas, que de inmediato desaparecen,
reencontrándose en el medio del bosque.)


Vosotras, furias, fantasmas, espectros,
impíos demonios, marchaos
a vuestras siniestras grutas de noche eterna.
¡Tiemble y desaparezca el infierno ante este acero!.
¡No que caiga, sino que se destruya!

(Derriba muchos árboles viéndose en ese
momento los espíritus huir por el aire, cuando
de improviso salen de bajo tierra otras plantas,
las mira, y luego se enfurece)


¡Venid hidras del negro abismo,
que con frente orgullosa,
ofrecéis nueva oportunidad de gloria a mi brazo!
Yo os consagro al olvido.
¡Caed aterradas humildemente ante mí
y termine el cruel hechizo de Armida!

(Derriba esas plantas, viéndose a otros espíritus
huir por el aire; y aquí finaliza el hechizo.
Sale del bosque, que está atravesado por
muchos árboles, lo que impide ver los restos
y los destrozos del propio bosque.)

(Jardín de Armida, quien tiene una daga
sobre el pecho de Almirena para matarla.)


Escena Tercera

ARMIDA
¡Muere, desgraciada!

ALMIRENA
¡Oh, dioses!

RINALDO
¡Detente, te lo pido por piedad!

ARMIDA
Tengo áspides en el corazón.
Puesto que mi fuego despreciaste, indigno,
que caiga ella herida,
en holocausto de amor, víctima del desprecio!

(Mientras Armida quiere lanzar el golpe, Rinaldo
empuña la espada y va con furia hacia ella para
matarla, pero de repente salen de la tierra unos
espíritus para custodiarla.)


RINALDO
¡Bajo mi brazo caerás, pérfida!

Escena Cuarta

ARMIDA
En mi tenebrosa guarida
¿cómo osas poner tus pies?
¡Furias, pronto acudid y que de bajo tierra
venga contra él el infierno en guerra!

(Godofredo toca con el cayado el jardín encantado
y en un instante todo desaparece quedando un
enorme campo desierto, al fondo del cual se ve la
ciudad de Jerusalén, la parte que está situada en la
colina. En los muros de la ciudad se ve una gran
puerta, por la que se sale a un camino que con
tortuosas curvas termina en un llano. Godofredo y
 Rinaldo corren a abrazarse, y cuando Almirena quiere
hacer lo mismo, Armida la detiene y nuevamente
intenta matarla con la daga.)


GODOFREDO
¡Valiente Rinaldo!

RINALDO
¡Glorioso príncipe!

GODOFREDO
¡Deja que te estreche contra mi pecho!

RINALDO
Yo te abrazo también.

(Rinaldo, con la espada empuñada, va contra
Armida, pero al lanzar el golpe ella desaparece
bajo el filo)


GODOFREDO
¡Hija!

ALMIRENA
¡Padre!

GODOFREDO
¡Querida mía!

RINALDO
¡Idolo mío!

GODOFREDO
¡Qué huya el dolor!

ALMIRENA
¡Que retorne el placer!

TODOS
¡Y se desvanezca todo tormento
al contento, al contento!

ALMIRENA
¡Bello placer
es gozar
de un amor fiel!
Esto alegra el corazón.
La firmeza
sólo aprecia
el esplendor
que proviene de un agradecido corazón.
¡ Bello placer...

ARGANTE
Querida, te pido perdón.

ARMIDA
No te lo niego.

ARGANTE, ARMIDA
Entonces que me sea concedido,
purgar mi error con este abrazo.

(Se abrazan.)
(Suenan toda clase de instrumentos militares,
y se ve salir de la ciudad al ejército que,
al llegar al pie del monte, desfila ordenadamente
ante Argante y Armida, haciendo sus usuales
saludos militares.)


Al triunfo de nuestra furia,
ahora corramos a esos monstruos atar;
que después, querida/o, este corazón
un dulce premio te quiere dar.
Al triunfo...

(Se van)

Escena Quinta

(Se oyen sonar todos los instrumentos militares de
los cristianos y el ejército, con solemne pompa,
a pie y a caballo, desfilan ante Godofredo y Rinaldo,
haciendo sus usuales saludos militares.)


RINALDO
Con mi espada haré que Sión hoy caiga humillada,
en nombre de tu virtud.

(Rinaldo sale)

Escena Sexta

GODOFREDO
Ahora la trompeta con sonido festivo
me llama a triunfar.
Cual guerrero y cual amante,
gloria y amor quiero que me hagan feliz.
Ahora...

(entra Rinaldo que conduce a Argante encadenado.)

Escena Séptima

RINALDO
Godofredo, aquí está el soberbio con sogas envuelto.

ARGANTE
Argante es el vencido y no el corazón de Argante.

(Almirena lleva prisionera a Armida.)

¡Dioses, qué veo!

ARMIDA
¡Sumos dioses, qué veo!
Argante, estamos vencidos.

RINALDO
Querida, ésta era la meta.

ALMIRENA
Por la que suspiro.

(Se abrazan)

ARMIDA
Del más poderoso de los dioses
tienen la escolta.

RINALDO, ALMIRENA
En ti sólo mi alma se reconforta.

ARMIDA
No, quizás al cielo plazca
que yo muera arrepentida,
y mi fuego infernal sea apagado con agua sagrada.
Vara indigna, te destruyo.

(Rompe el cayado encantado.)

RINALDO
¡Oh, clemencia del cielo!

ALMIRENA
¡Afortunado destino!

GODOFREDO
¡Orgulloso triunfo!
La libertad te doy.

ARGANTE
Querida, te abrazo.

ARMIDA
Ven esposo a mi trono.

TODOS
Vencido es el fuerte rencor
sólo por la virtud de los afectos.
Y feliz es sólo en la tierra
quien da sentido a un corazón vacío.